giovedì 31 dicembre 2009

174 - ANNO 2010

Ti benedica il Signore e ti protegga.
Il Signore faccia brillare il suo volto
su di te e ti sia propizio.
Il Signore rivolga su di te il suo volto
e ti conceda pace.
(Nm 6,24-26)
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¡Yavé te bendiga y te guarde!
¡Yavé haga resplandecer su rostro
sobre ti y te mire con buenos ojos!

¡Yavé vuelva hacia ti su rostro
y te dé la paz!
(Nm 6,24-26)
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BUON ANNO A TUTTI!

173 - 31 DICEMBRE


mercoledì 30 dicembre 2009

172 - LA PREGHIERA (2)

Per quanto possiamo parlarne,
tutte le nostre parole a proposito della preghiera
non potranno mai egualiare quel che
l'esperienza insegna.
La preghiera ha bisogno dell'esperienza.
Preghiera è essenzialmente
fare esperienza della Presenza divina.
Al di fuori di questa esperienza di Dio
non c'è preghiera.
(Matta el Meskin)

domenica 27 dicembre 2009

171 - VENITE E DISCUTIAMO

Su, venite e discutiamo, dice il Signore, anche se i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diventeranno bianchi come la neve. (Is 1,18)
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Vengan, para que arreglemos cuentas. Aunque sus pecados sean colorados, quedarán blancos como la nieve; aunque sean rojos como púrpura, se volverán como lana blanca. (Is 1,18)

sabato 26 dicembre 2009

170 - SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (ANNO C) - 27 Dicembre 2009

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,41-52)
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Parola del Signore

Dai «Discorsi» di Paolo VI, papa
(Discorso tenuto a Nazareth, 5 gennaio 1964)

L'esempio di Nazareth

La casa di Nazareth è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del Vangelo. Qui si impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifestazione del Figlio di Dio tanto semplice, umile e bella. Forse anche impariamo, quasi senza accorgercene, ad imitare.
Qui impariamo il metodo che ci permetterà di conoscere chi è il Cristo. Qui scopriamo il bisogno di osservare il quadro del suo soggiorno in mezzo a noi: cioè i luoghi, i tempi, i costumi, il linguaggio, i sacri riti, tutto insomma ciò di cui Gesù si servì per manifestarsi al mondo.
Qui tutto ha una voce, tutto ha un significato. Qui, a questa scuola, certo comprendiamo perché dobbiamo tenere una disciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del Vangelo e diventare discepoli del Cristo. Oh! come volentieri vorremmo ritornare fanciulli e metterci a questa umile e sublime scuola di Nazareth! Quanto ardentemente desidereremmo di ricominciare, vicino a Maria, ad apprendere la vera scienza della vita e la superiore sapienza delle verità divine! Ma noi non siamo che di passaggio e ci è necessario deporre il desiderio di continuare a conoscere, in questa casa, la mai compiuta formazione all'intelligenza del Vangelo. Tuttavia non lasceremo questo luogo senza aver raccolto, quasi furtivamente, alcuni brevi ammonimenti dalla casa di Nazareth.
In primo luogo essa ci insegna il silenzio. Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile ed indispensabile dello spirito: mentre siamo storditi da tanti frastuoni, rumori e voci clamorose nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo. Oh! silenzio di Nazareth, insegnaci ad essere fermi nei buoni pensieri, intenti alla vita interiore, pronti a ben sentire le segrete ispirazioni di Dio e le esortazioni dei veri maestri. Insegnaci quanto importanti e necessari siano il lavoro di preparazione, lo studio, la meditazione, l'interiorità della vita, la preghiera, che Dio solo vede nel segreto.
Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Nazareth ci ricordi cos'è la famiglia, cos'è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci faccia vedere com'è dolce ed insostituibile l'educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell'ordine sociale. Infine impariamo la lezione del lavoro. Oh! dimora di Nazareth, casa del Figlio del falegname! Qui soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge, severa certo ma redentrice della fatica umana; qui nobilitare la dignità del lavoro in modo che sia sentita da tutti; ricordare sotto questo tetto che il lavoro non può essere fine a se stesso, ma che riceve la sua libertà ed eccellenza, non solamente da quello che si chiama valore economico, ma anche da ciò che lo volge al suo nobile fine; qui infine vogliamo salutare gli operai di tutto il mondo e mostrar loro il grande modello, il loro divino fratello, il profeta di tutte le giuste cause che li riguardano, cioè Cristo nostro Signore.

lunedì 21 dicembre 2009

169 - BUON NATALE


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BUON NATALE



a tutti
i lettori e visitatori
di questo blog


Gesù bambino nasce nel nostro cuore, nelle nostre famiglie ma soprattutto in coloro che soffrono e che sono soli, perchè sia di conforto e di speranza per ognuno. Accogliamo nella nostra vita Gesù Salvatore del mondo. La Pace sia con tutti voi. (padre Danilo)


BUON NATALE IN (QUASI) TUTTE LE LINGUE DEL MONDO


Italiano: BUON NATALE
Afrikaans: Gesëende Kersfees
Albanese:Gezur Krislinjden
Arabo: Idah Saidan Wa Sanah Jadidah
Armeno: Shenoraavor Nor Dari yev Pari Gaghand
Azerbaijan: Tezze Iliniz Yahsi Olsun
Bahasa (Malesia): Selamat Hari Natal
Basco: Zorionak eta Urte Berri On!
Bengali: Shuvo Naba Barsha
Boemo: Vesele Vanoce
Bretone: Nedeleg laouen na bloavezh mat
Bulgaro: Tchestita Koleda; Tchestito Rojdestvo Hristovo
Catalano: Bon Nadal i un Bon Any Nou!
Ceco: Prejeme Vam Vesele Vanoce a stastny Novy Rok
Choctaw (Nativi americani, Oklahoma): Yukpa, Nitak Hollo Chito
Cinese (Cantonese): Gun Tso Sun Tan'Gung Haw Sun
Cinese (Mandarino): Kung His Hsin Nien bing Chu Shen Tan
Cingalese: Subha nath thalak Vewa. Subha Aluth Awrudhak Vewa
Coreano: Sung Tan Chuk Ha
Croato: Sretan Bozic
Danese: Glædelig Jul
Eschimese (inupik): Jutdlime pivdluarit ukiortame pivdluaritlo!
Esperanto: Gajan Kristnaskon
Estone: Ruumsaid juuluphi
Farsi: Cristmas-e-shoma mobarak bashad
Fiammingo: Zalig Kerstfeest en Gelukkig nieuw jaar
Filippino: Maligayan Pasko!
Finlandese: Hyvaa joulua
Francese: Joyeux Noel
Frisone: Noflike Krystdagen en in protte Lok en Seine yn it Nije Jier!
Gaelico (Scozia): Nollaig chridheil huibh
Gaelico: Nollaig chridheil agus Bliadhna mhath ùr!
Gallese: Nadolig Llawen
Giapponese: Shinnen omedeto. Kurisumasu Omedeto
Greco: Kala Christouyenna!
Hamish Dutch (Pennsylvania): En frehlicher Grischtdaag un en hallich Nei Yaahr!
Hausa: Barka da Kirsimatikuma Barka da Sabuwar Shekara!
Hawaaiano: Mele Kalikimaka
Hindi: Shub Naya Baras
Indonesiano: Selamat Hari Natal
Inglese: Merry Christmas
Iracheno: Idah Saidan Wa Sanah Jadidah
Irochese: Ojenyunyat Sungwiyadeson honungradon nagwutut. Ojenyunyat osrasay
Islandese: Gledileg Jol
Isola di Man: Nollick ghennal as blein vie noa
Latino: Natale hilare et Annum Faustum!
Latviano: Prieci'gus Ziemsve'tkus un Laimi'gu Jauno Gadu!
Lituano: Linksmu Kaledu
Macedone: Sreken Bozhik
Maltese: LL Milied Lt-tajjeb
Maori: Meri Kirihimete
Navajo: Merry Keshmish
Norvegese: God Jul, or Gledelig Jul
Occitano: Pulit nadal e bona annado
Olandese: Vrolijk Kerstfeest en een Gelukkig Nieuwjaar! oppure Zalig Kerstfeast
Papua Nuova Guinea: Bikpela hamamas blong dispela Krismas na Nupela yia i go long yu
Polacco: Wesolych Swiat Bozego Narodzenia or Boze Narodzenie
Portoghese (Brasile): Boas Festas e Feliz Ano Novo
Portoghese: Feliz Natal
Rapa-Nui (Isola di Pasqua): Mata-Ki-Te-Rangi. Te-Pito-O-Te-Henua
Rumeno: Sarbatori vesele
Russo: Pozdrevlyayu s prazdnikom Rozhdestva is Novim Godom
Samoa: La Maunia Le Kilisimasi Ma Le Tausaga Fou
Sardo: Bonu nadale e prosperu annu nou
Serbo: Hristos se rodi
Slovacco: Sretan Bozic oppure Vesele vianoce
Sloveno: Vesele Bozicne. Screcno Novo Leto
Spagnolo: Feliz Navidad
Svedese: God Jul and (Och) Ett Gott Nytt År
Tailandese: Sawadee Pee Mai
Tedesco: Fröhliche Weihnachten
Turco: Noeliniz Ve Yeni Yiliniz Kutlu Olsun
Ucraino: Srozhdestvom Kristovym
Ungherese: Kellemes Karacsonyi unnepeket
Urdu: Naya Saal Mubarak Ho
Vietnamita: Chung Mung Giang Sinh
Yoruba: E ku odun, e ku iye'dun!

168 - SONO NATO DICE DIO

Sono nato nudo, dice Dio
perchè tu sappia spogliarti di te stesso.
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Sono nato povero
perchè tu possa considerarmi l'unica ricchezza.
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Sono nato in una stalla
perchè tu impari a santificare ogni ambiente.
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Sono nato debole, dice Dio
perchè tu non abbia paura di Me.
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Sono nato per amore
perchè tu non dubiti mai del Mio amore.
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Sono nato di notte
perchè tu creda che posso illuminare qualsiasi realtà.
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Sono nato Persona, dice Dio
perchè tu non abbia mai a vergognarti di essere te stesso.
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Sono nato Uomo
perchè tu possa essere "dio".
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Sono nato perseguitato
perchè tu sappia accettare le difficoltà.
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Sono nato nella semplicità
perchè tu smetta di essere complicato.
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Sono nato nella tua vita, dice Dio,
per portare tutti alla casa del Padre.
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(Lambert Noben)

sabato 19 dicembre 2009

167 - DAL TRONCO DI JESSE

Un germoglio spunterà dal tronco di Jesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. (Is 11,1)
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But a shoot shall sprout from the stump of Jesse, and from his roots a bud shall blossom. (Is 11,1)

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Una rama saldrá del tronco de Jesé, un brote surgirá de sus raíces. (Is. 11,1)

166 - 4^ DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C) - 20 Dicembre 2009

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,39-45)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Parola del Signore
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Commento al Vangelo
Oggi il vangelo ci rivela come si sono realizzati la venuta del Messia e il mistero della redenzione che essa contiene. La persona di Maria, la sua fede, il suo “sì”, la sua maternità, sono le vie scelte da Dio per fare visita ai suoi e portare la salvezza a tutti gli uomini. Il centro dell’avvenimento evangelico di questo giorno si sviluppa, dunque, attorno a Maria: lei è la più profonda e più radicale via dell’Avvento. Si capisce la ragione della visita a sua cugina Elisabetta nel messaggio dell’angelo (Lc 1,36). Ella si dirige rapidamente verso il villaggio in Giudea, perché la grazia ricevuta da sua cugina Elisabetta, che diventerà mamma, la riempie di gioia. Il suo saluto ha un effetto meraviglioso su Elisabetta e sul bambino. Tutti e due si impregnano di Spirito Santo. Elisabetta sente il bambino sussultare dentro di sé, come fece tempo prima Davide davanti all’arca dell’Alleanza, durante il suo viaggio a Gerusalemme (2Sam 6,1-11). Maria è la nuova arca dell’Alleanza, davanti alla quale il bambino esprime la sua gioia. Dal bambino l’azione dello Spirito è trasmessa anche ad Elisabetta, cosa che la conduce a riconoscere la Madre del suo Signore. Sotto l’ispirazione dello Spirito, conosce il mistero del messaggio dell’angelo a sua cugina Maria, e la riconosce “felice” in ragione della fede con la quale ella l’ha ricevuto. La testimonianza di Elisabetta è la più antica testimonianza della venerazione della prima Chiesa per la Madre del Salvatore.
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Preghiera dei fedeli
Come Elisabetta ci stupiamo ancora oggi per il bambino che Maria porta in grembo e ci facciamo testimoni di una gioia incontenibile. Preghiamo insieme e diciamo: Signore rendici degni della tua venuta.
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1. Perché l’incontro tra di noi, come quello tra Maria ed Elisabetta, sia un’occasione di ricordarci che la via principale per capire la grandezza di Dio è la comunione coi nostri fratelli. Preghiamo.
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2. Perché l’arrivo del Natale non ci colga impreparati, ma coscienti del dono che Dio ci fa, sicuramente il più grande che abbiamo mai ricevuto. Preghiamo.
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3. Perché non ci colga la paura o la fatica di metterci in gioco in prima persona, ma i nostri impegni e i nostri sacrifici siano sempre degli atti d’amore. Preghiamo.
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4. Perché siamo sempre capaci di ricordarci che, per quanto possa non essere come vorremmo, questa è la realtà in cui tu hai scelto di incarnarti. Preghiamo.
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O Padre, la tua scelta di farti uomo rimane per noi incomprensibile. Aiutaci, ciononostante, a essere testimoni di questo mistero nel mondo, agendo come autentici figli di Dio. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

domenica 13 dicembre 2009

165 - NON MURI, MA PONTI

Non muri ma ponti ...
A tutti vorrei ancora una volta chiedere di imboccare la strada del perdono e della riconciliazione. (Giovanni Paolo II)

venerdì 11 dicembre 2009

164 - 3^ DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C) - GAUDETE - 13 Dicembre 2009

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 3,10-18)

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».

Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».

Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».

Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Parola del Signore

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Introduzione alle letture

Nascosto nel cuore umano c’è un bisogno di salvezza che il profeta Sofonìa mette in luce nella prima lettura. Quelli che interrogano Gesù (Vangelo) chiedendogli che cosa dobbiamo fare, manifestano proprio questo bisogno. La domanda nasce dal desiderio di dare un senso e un orientamento alla vita. Ma è anche una risposta alla rivelazione dell’amore di Dio, cioè della salvezza. E questa salvezza non riguarda solo il futuro celeste ma anche l’oggi della storia: la fede personale. la direzione da dare alla propria esistenza, le scelte, i gesti concreti di carità e di giustizia.

Gesù riconosciuto come Salvatore e accolto dentro le pieghe della vita quotidiana offre, a chi è pronto ad accoglierla, la gioia stessa di Dio. La redenzione, alla quale guardiamo con rinnovata speranza in questo tempo di Avvento, è il dono grande da chiedere con animo umile, consapevoli dei nostri peccati e delle nostre fragilità, ma sempre lieti nel Signore (II lettura), disposti a contemplare l’incarnazione di Gesù, il Messia atteso, gioia del mondo.

lunedì 7 dicembre 2009

163 - IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA - SOLENNITA' - 08 Dicembre 2009

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,26-38)

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».

Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Parola del Signore

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La Parola pregata.
Dal Vangelo al dialogo con Dio

Vergine Immacolata,

donna colma di gioia,

che cosa c’è di più bello,

di più grande,

di più stupendo

dell’amore di Dio

che ti viene manifestato,

che agisce in te e ti rende

protagonista di una storia santa?

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Vergine Immacolata,

donna limpida e trasparente

alla grazia che ti è donata,

donna fedele all’alleanza,

immune da ogni cattiveria,

che cosa c’è di più luminoso

del tuo sguardo pieno di fiducia,

che accoglie la parola di Dio

con semplicità e gratitudine?

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Vergine Immacolata,

donna pronta e disponibile,

donna saggia e umile,

che cosa c’è di più importante

della volontà di Dio,

che ti chiede di diventare

la madre del suo Figlio?

A lui tu rispondi

con l’obbedienza della fede,

abbandonandoti interamente,

corpo e anima,

forze e sentimenti,

ad un progetto che ti supera

tanto è smisurato ed imprevisto,

ad un disegno che sorpassa

ogni nostra immaginazione.

(Roberto Laurita)

venerdì 4 dicembre 2009

162 - 2^ DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C) 06 Dicembre 2009

+ Dal Vangelo secondo Luca

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.

Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:

«Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri!

Ogni burrone sarà riempito,

ogni monte e ogni colle sarà abbassato;

le vie tortuose diverranno diritte

e quelle impervie, spianate.

Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».

Parola del Signore

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Introduzione alle letture

La liturgia odierna ci invita ad un’illimitata confidenza nel Signore che con noi ripercorre la via del deserto per mostrarsi a Betlemme. Il profeta Baruc (I Lettura) e il Salmo narrano il ritorno degli ebrei dall’esilio. La strada del deserto, percorsa con gli occhi velati dalle lacrime il giorno della loro deportazione in Babilonia (VI sec. a.C.), è ripercorsa ora a ritroso tra canti di esultanza. Dio stesso nel deserto appiana le alture, spiana le valli e livella il terreno. Il deserto diventa così luogo di transito per uscire dalla schiavitù a luogo di redenzione. Anzi si trasforma in foreste ed alberi odoriferi che proteggono i pellegrini dai raggi del sole. Nel Vangelo Giovanni Battista,rifacendosi al profeta Isaia, dipinge l’imminenza della salvezza con l’immagine della strada: nel deserto “preparate la via del Signore”. Bisogna mettersi in cammino sulla via del Signore raddrizzando nei nostri cuori le vie tortuose e spianando le alture della superbia. San Paolo (II Lettura) esorta ad esser pronti per il giorno del Signore, perseverando nel bene e nel discernimento, onde intuire ciò che dobbiamo fare quando egli verrà nel suo Natale.

domenica 29 novembre 2009

161 - LA LUNA

Benedite sole e luna, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. (Dn 3, 62)
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Sun and moon, bless the Lord; praise and exalt him above all forever. (Dn 3,62)
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¡Sol y luna bendigan al Señor, cántenle y glorifíquenlo eternamente! (Dn 3,62)

160 - AVVENTO TEMPO DI ATTESA

Avvento, tempo dell'attesa e della speranza:

è la tua venuta, o Cristo, che vogliamo rivivere,

preparandoci più profondamente

nella fede e nell'amore.

Avvento, tempo della Chiesa affamata del Salvatore:

essa vuole ripeterti, volgendosi a te

con più insistenza, con un lungo sguardo,

che tu sei tutto per lei.

Avvento, tempo dei desideri più nobili dell'uomo

che più coscientemente convergono verso di te,

e che devono cercare in te, nel tuo mistero,

il loro compimento.

Avvento, tempo di silenzio e di raccoglimento,

in cui ci sforziamo d'ascoltare la Parola

che vuol venire a noi,

e di sentire i passi che si avvicinano.

Avvento, tempo dell'accoglienza

in cui tutto cerca di aprirsi,

in cui tutto vuol dilatarsi nei nostri cuori troppo stretti,

al fine di ricevere la grandezza infinita

del Dio che viene a noi.

(Jean Galot, Vieni, Signore)

sabato 28 novembre 2009

159 - BUON AVVENTO

Celebrare l'Avvento, significa saper attendere, e l'attendere è un'arte che, il nostro tempo impaziente, ha dimenticato. Il nostro tempo vorrebbe cogliere il frutto appena il germoglio è piantato; così, gli occhi avidi, sono ingannati in continuazione, perché il frutto, all'apparenza così bello, al suo interno è ancora aspro, e, mani impietose, gettano via, ciò che le ha deluse. Chi non conosce l'aspra beatitudine dell'attesa, che è mancanza di ciò che si spera, non sperimenterà mai, nella sua interezza, la benedizione dell'adempimento.
(Dietrich Bonhoeffer)

158 - 1^ DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C) - 29 Novembre 2009

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21,25-28.34-36)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
Parola del Signore
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Presentazione alle letture
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Inizia il ciclo di Avvento, cioè il tempo della venuta del Signore Gesù per stabilire pienamente la sua presenza nella storia dell’umanità. La manifestazione del Signore è presentata come attraverso un dramma destinato a coinvolgere gli uomini sino alla fine della loro storia. Ci saranno infatti situazioni di grande crisi tra gli uomini di fronte al giudizio: verrà svelato il loro atteggiamento verso Dio, e il loro comportamento verso i fratelli. La 1^ Lettura annuncia la venuta di un discendente di Davide che nascerà come un “germoglio di giustizia”: egli sarà la gioia e la speranza dei buoni e dei giusti.

San Paolo ( 2^ Lettura) ammonisce che fino a quando non verrà il Signore, bisogna attendere alla propria santificazione, impegnandoci nella conoscenza di Dio, attraverso l’amore verso i fratelli. Cristo chiede a tutti vigilanza e preghiera, poiché solo per i discepoli fedeli, il giudizio diverrà un evento beato. Ed essi saranno chiamati ad alzare la testa con fierezza, poiché vedranno il compimento della promessa del Signore, e la liberazione da tutto il male subito e troveranno finalmente la beatitudine.

mercoledì 25 novembre 2009

157 - FONTANA

Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome ... vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa. (Mc 9, 41)
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Anyone who gives you a cup of water to drink because you belong to Christ, amen, I say to you, will surely not lose his reward. (Mc 9,41)
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Y cualquiera que les dé de beber un vaso de agua porque son de Cristo, yo les aseguro que no quedará sin recompensa. (Marcos 9,41)

sabato 21 novembre 2009

156 - 34^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - SOLENNITA’ DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL'UNIVERSO

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (18,33b-37)
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Parola del Signore
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COMMENTO ALLE LETTURE
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Chi ha letto il Piccolo Principe si ricorderà del primo dei pianeti che egli era andato a visitare per cercare un'occupazione e per istruirsi. Il primo era abitato da un re, vestito di porpora e d'ermellino, sedeva su un trono semplice e maestoso. Appena lo vide arrivare il re esclamò: "Ah! ecco un suddito!" E il piccolo principe si domandò: "Come può riconoscermi se non mi ha mai visto?"Il piccolo principe non sapeva che, per i re, il mondo è molto semplificato. Tutti gli uomini infatti per loro sono dei sudditi.* Anche nel vangelo di oggi si parla di re, di sudditi, di servitori… di riconoscimento mancato, e di verità. E non mancano gli equivoci. Gesù si trova davanti a Pilato: parlano la stessa lingua ma non si capiscono, Gesù dice una cosa e Pilato ne capisce un'altra; eppure il rischio è grande: se l'accusa che portano contro quell'uomo fosse vera, Pilato avrebbe davvero di che preoccuparsi: gli riferiscono infatti che quello è un pericolo pubblico, una testacalda che si è messo a capo di un gruppo di sovversivi per sostituirsi all'autorità romana, per prendere il posto di Cesare, uno che viene candidato dai suoi sostenitori ad essere il nuovo re dei giudei. Queste cose d'altra parte non erano nuove per Pilato: come procuratore romano della Giudea sapeva che quel popolo fantasticava la venuta di un re-messia che li avrebbe resi liberi inaugurando un'era nuova.* Nemmeno per Gesù era la prima volta che si sentiva attribuire il titolo di re: la prima volta era stata dopo che aveva sfamato la folla con la moltiplicazione dei pani; quale re migliore di quello che avrebbe risolto tutti i problemi materiali, senza chiedere nulla in cambio? …"ma Gesù sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo" (Gv 6,15)…Un'altra volta era stato all'entrata in Gerusalemme: la folla lo aveva accolto festante acclamandolo re d'Israele ("osanna al figlio di Davide"; Gv 12,13): e Gesù, invece di entrare come avrebbe fatto un re sul piede di guerra, con carri e cavalli, ministri e soldati, era entrato cavalcando un'asina, con al seguito un manipolo di poveracci, per dimostrare che egli, se era un re, lo era nel senso che aveva indicato il profeta, un re mite e pacifico.Ora che si trova legato davanti a Pilato, senza nessuno che abbia combattuto per lui, processato come un malfattore, beffeggiato, vilipeso e ad un passo dal capestro, adesso sì, per la prima volta accetta quel titolo che gli si attribuisce: "Io sono re": oramai non c'è più il rischio di essere fraintesi: così com'è ridotto non c'è più nessuno che possa aspettarsi ancora qualcosa da lui.* E dice chiaramente cosa significa per lui essere re: "per questo sono venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità" (per questo è re, per rendere testimonianza alla verità). E la verità a cui rende testimonianza non è una verità facile, non è una verità a poco prezzo, eppure è l'unica verità che fa l'uomo veramente libero: Se rimanete nella mia parola - aveva detto ai suoi discepoli - …conoscerete la verità e la verità vi farà liberi (Gv 12,31-32); è la libertà dei figli di Dio, quella profonda, definitiva, totale, libertà da qualsiasi dipendenza.Egli rende testimonianza alla verità, dona la verità che libera. Solo in questo senso Gesù accetta la regalità. Ma quanti allora avevano capito, quanti oggi hanno capito il suo messaggio? Gesù non è un re che vuole sudditi, che pretende un'accettazione supina dei suoi comandi, egli non si aspetta sottomissione… a Gesù non interessano degli schiavi, o peggio degli automi, che obbediscono ciecamente ai suoi voleri, non sa che farsene. Non vuole dei sudditi: non siete servi, ma vi ho chiamato amici, perché vi ho fatto conoscere le cose del Padre mio (Gv 15,15): siete amici, familiari, fratelli.* Egli vuole liberarci, ci vuole liberi, perché non c'è amore vero senza libertà: ed è l'amore che vuole."Che cosa hai fatto?" - chiede Pilato a Gesù; il senso della risposta di Gesù è che lui ha testimoniato la verità per ridare la libertà all'uomo; e davvero lui ci conduce pazientemente su un cammino di liberazione: se fossimo sinceri fino in fondo con noi stessi, ci accorgeremmo di quanto abbiamo bisogno di questa liberazione, ci accorgeremmo di come viviamo in tanti piccoli o grandi autoinganni, di come ci raccontiamo continuamente storie per non guardare in faccia la realtà, ci nascondiamo di fronte alla verità, perché ci fa paura, perché ci costa sacrificio abbandonare le nostre almeno apparenti sicurezze, lasciare le nostre piccole e grandi schiavitù, ci costa fatica ammettere che siamo deboli e presuntuosi, ci costa sudore togliere corazze e maschere per far emergere il nostro vero volto.* È per questa ragione che lungo i secoli i cristiani hanno spesso preferito rivestire il Cristo con le vesti regali, dandogli la corona e lo scettro del comando e prostrandosi umilmente ai suoi piedi: non cercavano la verità che rende liberi, ma la tranquillità, la soddisfazione materiale, preferivano accontentarsi di una piccola felicità, di una facile consolazione; non hanno voluto la verità che rende liberi, piuttosto cercavano qualcuno che togliesse loro la fatica di pensare, di scegliere, la fatica di assumersi la proprie responsabilità: "gli uomini si sono rallegrati di essere di nuovo guidati come un gregge - dice il Grande Inquisitore, nei "Fratelli Karamazov" - si sono rallegrati che qualcuno avesse finalmente tolto dal loro cuore un dono così terribile che aveva causato loro tanto tormento" perché in fondo "non c'è mai stato nulla di più insopportabile, per l'uomo, della libertà".È sempre grande e insidiosa la tentazione di darsi un re ai piedi del quale deporre la nostra coscienza, un re che ci sollevi dalla fatica di usare bene della nostra libertà.Ma "Cristo ci ha liberati per la libertà!", dice Paolo alla comunità dei Galati (5,1), "State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù".* Gesù, al contrario del re che incontra il piccolo principe, al contrario di tutti i re e dominatori di questo mondo, non cerca la sottomissione dei suoi sudditi, ma il loro libero amore.Quando riusciremo ad accettare un re libero che ci chiama a libertà?A colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen! (Ap 1,6s)

martedì 17 novembre 2009

155 - LA LINGUA

Así también la lengua es algo pequeño, pero puede mucho; vean cómo una llama devora bosques. La lengua es un fuego. (Santiago, 3,5-6)

154 - LA PREGHIERA (1)

Prega senza sosta colui che unisce la preghiera
ai necessari impegni e gli impegni alla preghiera.
Soltanto così possiamo mettere in pratica
il precetto "pregate sempre" (1 Ts 5,17):
se consideriamo tutta l'esistenza cristiana come
un'unica grande preghiera,
dalla quale ciò che siamo abituati
a chiamare preghiera è solo una parte.
(Origene)

venerdì 13 novembre 2009

153 - IL PONTE

La fede fabbrica un ponte da questo mondo all'altro. (N. Young)

152 - 33^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 15 Novembre 2009

+ Dal Vangelo secondo Marco (13,24-32)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cieloe le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre». Parola del Signore
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Introduzione alle letture
Alla conclusione dell’anno liturgico, la liturgia volge lo sguardo a ciò che supera il tempo, che oltrepassa la storia. Anche le letture hanno questo stile ultraterreno: la prima propone la situazione finale della storia e il Vangelo un discorso di Gesù sulla fine dei tempi. La caratteristica di questi brani è che dichiarano la fine di ciò che sembrava irremovibile come il sole o gli astri. A loro si contrappone la gloria finale di Gesù Cristo che viene con grande potenza.
L’intento di queste parole non è di spaventare, ma di rassicurare ed esortare. La grande angoscia di cui parlano è la situazione stessa della vita umana, irta di difficoltà e di prove. Ma questo non è lo stato definitivo: l’ultima parola sulla storia non è la morte o la distruzione, ma la vita stessa del Risorto glorioso contro il quale non c’è forza che possa opporsi. L’immagine del fico, che Gesù usa, serve proprio a insegnarci a leggere i segni dei tempi come tracce della vittoria di Cristo, anticipo della sua gloria. Il cristiano sa che la benedizione di Dio non lo protegge dalle difficoltà della vita, ma nelle difficoltà gli garantisce uno scudo di luce che non lo lascia cadere nelle tenebre.

mercoledì 11 novembre 2009

151 - LE TUE VIE SIGNORE

Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. (Sal 25,4)
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Haz, Señor, que conozca tus caminos, muéstrame tus senderos. (Sal.25,4)

sabato 7 novembre 2009

150 - 32^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 09 Novembre 2009

+ Dal Vangelo secondo Marco (12,38-44)
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». Parola del Signore.
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Commento
La liturgia di oggi ci invita a riflettere sul significato del dono: al centro delle letture c’è la figura della vedova che nel mondo biblico è l’immagine stessa della debolezza, della fragilità. Una donna rimasta vedova era in balìa del più forte, senza difese, esposta ai soprusi. Ora è proprio questa figura che diventa il simbolo di colui che veramente sa donare, perché non regala quello che ha, ma quello che è.
La contrapposizione “poveri-ricchi” non sta tanto fra chi ha dei beni e chi non ne ha, ma fra chi confida in questi beni e si sente autosufficiente, e chi nella sua debolezza accetta di condividere con gli altri quello che ha e che è. La vedova osa il rischio di questo dono perché sa in Chi ha posto la sua fiducia. Il cristiano osa condividere perché l’annuncio della Provvidenza fa parte della sua speranza.
Ciò che spesso ci colpisce è il nascondimento del gesto di generosità della vedova: ella non ostenta il bene che fa perché per lei non è importante l’approvazione della gente ma l’amore in cui vive. Nel suo gesto furtivo ricordiamo le parole di san Bernardo: «L’amore basta all’amore. L’amore ha in sé la sua ricompensa».

mercoledì 4 novembre 2009

149 - GUARDATE A LUI

Guardate a Lui e sarete raggianti, i vostri volti non dovranno arrossire. (Sal 33,6)
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Mírenlo a él y serán iluminados y no tendrán más cara de frustrados. (Sal 33,6)

148 - SALMO 14

Chi è degno di stare davanti al Signore?

Signore, chi abiterà nella tua tenda?
Chi dimorerà sul tuo santo monte?

Colui che cammina senza colpa,
agisce con giustizia e parla lealmente,
non dice calunnia con la lingua,
non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulto al suo vicino.

Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.
Anche se giura a suo danno, non cambia;
presta denaro senza fare usura,
e non accetta dono contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.


COMMENTO AL SALMO 14

Le disposizioni interiori del cuore devono essere anteposte all’osservanza dei precetti rituali.

Il salmo presenta un gruppo di pellegrini che domanda ai sacerdoti addetti alla custodia del tempo quali sono le condizioni necessarie per poter partecipare all’assemblea cultuale.

Ecco le domande dei pellegrini: “Chi abiterà nella tenda del Signore? Chi dimorerà nella sua santa dimora?”.

La risposta dei sacerdoti è che per partecipare all’assemblea cultuale occorrono:

a) delle condizioni innanzitutto positive:
la rettitudine
la lealtà
la sincerità
la bontà e il rispetto

b) e occorrono anche delle condizioni negative:
non essere malvagi
non spergiurare
non fare dell’usura.

lunedì 2 novembre 2009

147 - ALBA

La verità e il mattino si rischiarano poco a poco. (proverbio etiope)

giovedì 29 ottobre 2009

146 - COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI - 02 Novembre 2009

Io sono la Risurrezione e la Vita; chi crede in me anche se è morto vivrà. (Gv 1, 25)
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Yo soy la resurrección y la vida. El que cree en mí, aunque muera, vivirá. (Gv. 1,25)
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Non è un giorno di tristezza, nè di lutto. E' un giorno di preghiera per i nostri defunti. I nostri parenti, i nostri amici, tutti i fratelli defunti, attraverso la porta della morte, sono passati alla vita senza fine.
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Preghiamo:
L'eterno riposo dona loro o Signore e splenda ad essi la luce perpetua riposino in pace. Amen
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"Chi crede in me anche se è morto vivrà, e chiunque vive e crede in me non morirà in eterno. Che vuol dire questo? Chi crede in me, anche se è morto come è morto Lazzaro, vivrà, perché egli non è Dio dei morti ma dei viventi. Cosí rispose ai Giudei, riferendosi ai patriarchi morti da tanto tempo, cioè ad Abramo, Isacco e Giacobbe: Io sono il Dio di Abramo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe, non sono Dio dei morti ma dei viventi: essi infatti sono tutti vivi. Credi dunque, e anche se sei morto, vivrai; se non credi, sei morto anche se vivi. Proviamolo. Ad un tale che indugiava a seguirlo Permettimi prima di andare a seppellire mio padre, il Signore rispose: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu vieni e seguimi. Vi era là un morto da seppellire, e vi erano dei morti intenti a seppellirlo: questi era morto nel corpo, quelli nell'anima. Quando è che muore l'anima? Quando manca la fede. Quando è che muore il corpo? Quando viene a mancare l'anima. La fede è l'anima della tua anima. Chi crede in me - egli dice - anche se è morto nel corpo, vivrà nell'anima, finché anche il corpo risorgerà per non più morire. Cioè: chi crede in me, anche se morirà vivrà. E chiunque vive nel corpo e crede in me, anche se temporaneamente muore per la morte del corpo, non morirà in eterno per la vita dello spirito e per l’immortalità della risurrezione. Questo è il senso delle sue parole: E chiunque vive e crede in me non morirà in eterno. Lo credi tu? - domanda Gesù a Marta -; ed essa risponde: Si, Signore, io ho creduto che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, che sei venuto in questo mondo. E credendo questo, ho con ciò creduto che tu sei la risurrezione, che tu sei la vita; ho creduto che chi crede in te, anche se muore, vivrà, e che chi vive e crede in te, non morirà in eterno."
(S. Agostino, Comm. al Vangelo di Giovanni 49, 15)

Preghiera:
“O mio Dio, quanta pena mi fanno gli uomini che non credono nella vita eterna! Quanto prego per loro, affinché li investa il raggio della misericordia e Dio li stringa al [suo] seno paterno!” (Faustina Kowalska, Diario, LEV 1992, p.290)

145 - SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI - 01 Novembre 2009

• È oggi la festa di tutti coloro che sono presso Dio, dopo essere passati, come noi, sulla terra. Il Vangelo con le Beatitudini ci invita a scelte coraggiose, soprattutto a quella di farci piccoli e poveri.
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+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,1-12a)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:«Beati i poveri in spirito,perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto,perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». Parola del Signore
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Presentazione alle letture
I SANTI non sono eroi alla stregua dei grandi personaggi di Plutarco. Un eroe dà l’illusione di superare l’umanità, mentre il santo non la supera, l’assume. . . Si sforza di avvicinarsi il più possibile al suo modello, Gesù Cristo» (G. Bernanos). Quando Gesù proclamò le Beatitudini non stava parlando a eroi e non voleva creare superuomini, ma parlava a gente semplice e voleva indicare la strada maestra per una vita pienamente vissuta. E questo non vuol dire una vita sempre realizzata secondo i canoni del potere e del benessere, ma un’esistenza che riconosce i propri limiti, che si apre alla misericordia, ricevuta e donata, e che non ricambia i torti con la stessa moneta. Vuol dire passare attraverso la “grande tribolazione”, essere di quelli che «hanno lavato le proprie vesti nelsangue dell’Agnello» (I Lettura) per riconoscersi ed essere realmente figli di Dio (II Lettura). Significa continuamente purificare se stessi e camminare nella fede, che dona pace e consolazione a quanti sperano nel Signore. Questa è la perfezione del vangelo: non di vernice superficiale, ma si tratta di sostanza interiore: è la perfezione dei discepoli, che si sentono incoraggiare dai Maestro: «Beati voi!».

domenica 25 ottobre 2009

144 - DIO CHIAMA ANCHE TE!

Non trascurare il dono che è in te. (1 Tm 4,14)
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No descuides el don espiritual que recibiste. (1 Tm.4,14)

sabato 24 ottobre 2009

143 - 30^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 25 Ottobre 2009

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,46-52)
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada. Parola del Signore
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Preghiera dei fedeli
Come il cieco di Gerico, anche noi gridiamo a Gesù la nostra fede, per ottenere da lui misericordia e perdono. E ci facciamo voce delle tante persone che non sanno o non vogliono più rivolgersi al Signore, chiedendo per loro il dono della fede. Preghiamo insieme e diciamo: Figlio di Davide, abbi pietà di noi.
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1. Per la Chiesa: non impedisca come la folla di Gerico di avvicinarsi a Gesù, ma faccia risuonare davanti a lui le grida dei poveri, degli ammalati, di coloro che sono in difficoltà, preghiamo.
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2. Per gli ammalati: perché non siano costretti a vivere in solitudine e nella tristezza, e trovino in Gesù conforto, luce per dare senso alla propria esistenza e speranza nella risurrezione, preghiamo.
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3. Per tutti i credenti: riscoprano il senso profondo della liberazione e della salvezza donata da Gesù e siano testimoni autentici della fede, preghiamo.
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4. Per la nostra comunità, che ha ricevuto la grazia della fede e cammina seguendo il Signore Gesù: cresca nella capacità di contemplare la bellezza del dono ricevuto e di adorarlo nella vita quotidiana, preghiamo.
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O Padre, aiutaci a ritrovare in Gesù il senso festoso della vita, perché è il pensiero di camminare sulla sua strada l'unica certezza che ci dà gioia profonda e illumina la nostra esistenza. Per Cristo nostro Signore.

142 - SUL MARE LA TUA VIA

Sul mare passava la tua via, i tuoi sentieri sulle grandi acque e le tue orme rimasero invisibili. (Sal 76,20)
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Tu camino cruzaba por el mar, por aguas profundas corrían tus senderos, y nadie supo dar cuenta de tus huellas. (Sal 76,20)

giovedì 22 ottobre 2009

141 - SALMO 94

Invito a lodare e ad ascoltare il Signore

1 Venite, lodiamo il Signore,
gridiamo di gioia al Dio che ci protegge!
2 Andiamogli incontro con gratitudine,
cantiamo a lui canti di festa.
3 Davvero il Signore è un Dio grande,
grande re su tutti gli dèi.

4 Egli domina tutta la terra,
dagli abissi alle vette dei monti.
5 Suo è il mare, è lui che l'ha fatto,
con le sue mani ha plasmato la terra.

6 Venite, in ginocchio adoriamo,
inchiniamoci al Dio che ci ha creati.
7 Lui è il nostro Dio e il nostro pastore,
noi siamo il suo popolo,
il gregge che la sua mano conduce.

Ascoltate oggi questa sua parola:
8- 9 "Non indurite i vostri cuori
come i vostri padri nel deserto,
in quel giorno di tentazione e di discordia;
mi misero alla prova e vollero tentarmi,
eppure sapevano quel che avevo fatto per
loro.
10 Per quarant'anni mi hanno disgustato
e ho detto: Gente corrotta,
che rifiuta di seguire la mia strada!
11 Allora, sdegnato, feci questo giuramento:
Non entrerete nella terra
dove volevo darvi riposo".

MODELLO LETTERARIO

Un invito e una meditazione collettiva. Il salmista considera la grandezza di Dio (re di tutti gli dei; dominatore e creatore di tutto). Poi medita la posizione del popolo di Dio (creato e guidato, v 6-7). Poi cita un oracolo di Dio che esorta a non ripetere le deludenti esperienze del passato, per non cadere nella punizione.

LA SITUAZIONE ORIGINARIA

Forse in una liturgia del Tempio. Un sacerdote o un maestro di sapienza invita il popolo a riflettere sulla sua condizione di fronte a Dio: il grande creatore e signore di tutto, quello è il Dio che ci ha creati e salvati, è il nostro pastore. Ora ascoltiamolo: egli ci dice di riflettere sulle vicende dei nostri padri e di non ripeterle!

ANALOGIA

Anche noi dobbiamo meditare sul mondo e sul passato. Ma non sempre lo facciamo. Occorre che qualcuno si svegli, ci spinga e ci guidi. Abbiamo il coraggio di meditare sul mondo e di valutare sinceramente la storia che ci precede? Se meditiamo, capiamo. E se facciamo silenzio attorno a noi, possiamo avvertire la voce stessa del Signore: egli ci ricorda gli esempi che non dobbiamo seguire.

ALTRE TRADUZIONI SONO UN PO’ DIVERSE

1: il Dio che ci protegge / la roccia della nostra salvezza
7: il nostro pastore, noi siamo il suo popolo / e noi il popolo del suo pascolo
8-9 giorno di tentazione e di discordia / a Meriba … nel giorno di massa … dove mi tentarono
10: gente corrotta / popolo dal cuore traviato
10: rifiuta di seguire la mia strada / non conoscono le mie vie
11: nella terra dove volevo darvi il mio riposo / nel luogo del mio riposo

NOTA BENE
3: Grande re su tutti gli dei. Gli antichi ebrei hanno capito che il Dio di Abramo è sopra a tutte le divinità; poi capirono che altri dèi neppure esistono.
8-9: nel deserto. Durante il lungo ritorno dalla schiavitù in Egitto.
8-9: tentazione e discordia. E’ il probabile significato dei nomi dei luoghi (cf Esodo 17-7 e par.)
10: quarant’anni. Il tempo della punizione dopo la schiavitù (cf Numeri 14,33-34).

martedì 20 ottobre 2009

140 - DIFENDI LA VITA. SEMPRE!




lunedì 19 ottobre 2009

139 - SALMO 25

Preghiera dell'innocente
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1 Rendimi giustizia, Signore!
Ho vissuto una vita onesta,
ho avuto in te piena fiducia.
2 Mettimi alla prova, giudicami, Signore;
esamina la mia mente e il mio cuore.

3 Non ho dimenticato il suo amore,
ho vissuto seguendo la tua verità.
4 Non frequento gli impostori;
evito di andare con gli ipocriti.
5 Disprezzo la compagnia dei malfattori,
non sono amico dei malvagi.

6 In segno d'innocenza, lavo le mie mani.
Intorno al tuo altare cammino, Signore,
7 cantando la mia riconoscenza,
raccontando le tue grandi opere.
8 Amo il tempio in cui abiti, Signore,
il luogo dove tu sei presente.

9 Non farmi morire come i peccatori,
non trattarmi come gli assassini,
10 gente che vive di soprusi
e ha le mani colme di guadagni.

11 Io ho vissuto una vita onesta:
salvami, abbi pietà di me!
12 I miei piedi stanno in luogo sicuro,
nell'assemblea benedirà il Signore!

IL MODELLO LETTERARIO
- la «supplica di un innocente» (cf salmi 5 e altri).
- il modello-tema ‘chi cerca il Signore’ è comune a molti salmi (ad es. 29).
- il proposito del levita-sacerdote-salmista di lavarsi-purificarsi prima di accostarsi al culto è riflesso anche in certe liturgie eucarìstiche cristiane, prima dell’Offertorio.

LA SITUAZIONE ORIGINARIA
Tre situazioni sono probabili o almeno possibili:
- una disgrazia del popolo d’Israele che minaccia di travolgere tutti, sia giusti che peccatori;
- il salmista sarebbe un levita accusato di corruzione e guadagni disonesti;
- prima di entrare nel Tempio, uno vuole purificarsi (sia materialmente, sia moralmente).

ANALOGIA
Questo salmista vuol «vivere nella casa del Signore» e parla a lui con confidenza. Il vangelo ci dice che Gesù bruciava di “zelo” cioè di amore per la casa del Padre, e nel momento della paura lo ha invocato. Anch’io faccio così? Mi rivolgo al Signore con fiducia? Credo davvero che Egli mi aiuterà e mi darà una vita nuova? Allora, come il salmista, anch’io potrei promettere: Renderò nota la mia riconoscenza; nell’assemblea liturgica indirizzerò canti di benedizione al Signore.

ALTRE TRADUZIONI SONO UN PO’ DIVERSE

v 1 . . . ho avuto in te piena fiducia /
confido nel Signore, non potrò vacillare.
v 2 . . . esamina la mia mente e il mio cuore / raffinami al fuoco il cuore e la mente.
v 3 . . . ho vissuto seguendo la tua verità / nella tua verità dirigo i miei passi.
v 4 .. . gli impostori . . . ipocriti . . . gli uomini mendaci . . . simulatori
v 5 . . . la compagnia dei malfattori . . . non sono amico dei malvagi /
.. . l’alleanza dei malvagi . . . non mi associo con gli empi.
v 7 cantando la mia riconoscenza, raccontando le tue grandi opere /
per far risuonare voci di lode e per narrare tutte le tue meraviglie.
v 8 Amo 11 tempio in cui abiti Signore, 11 luogo dove tu sei presente /
Signore, amo la casa dove dimori e il luogo dove abita la tua gloria.
v 9 . . . non trattarmi come gli assassini /
... con gli uomini di sangue non perder la mia vita
v 10 ... ha le mani colme di guadagni / ... la loro destra è piena di regali
v 11 lo ho vissuto una vita onesta: salvami abbi pietà di me! /
Integro è invece il mio cammino; riscattami e abbi misericordia.

NOTA BENE
v 8: per il tema della visita al Tempio e incontro con il Signore della gloria cf ad es. salmo 23;
“in altri salmi si trova anche il tema ‘manifestazione del Signore della gloria’

138 - TI BENEDICO O PADRE

Gesù disse: " Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perchè hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Si, o Padre, perchè così è piaciuto a te". (Mt 11, 25-26)
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At that time Jesus said in reply, "I give praise to you, Father, Lord of heaven and earth, for although you have hidden these things from the wise and the learned you have revealed them to the childlike. Yes, Father, such has been your gracious will. (Mt, 25-26)
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Jesús exclamó: Yo te alabo, Padre, Señor del Cielo y de la tierra, porque has mantenido ocultas estas cosas a los sabios y entendidos y las has revelado a la gente sencilla. Sí, Padre, pues así fue de tu agrado. (Mt. 11,25-26)

venerdì 16 ottobre 2009

137 - 29^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 18 Ottobre 2009

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,35-45)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Parola del Signore.
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Commento alle letture
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ISAIA 53,10 -11
Isaia è considerato il profeta della fede cristiana, perché dai suoi oracoli si richiede una assoluta fede e abbandono in Dio. Al capitolo 53 c’è la profezia sulla Passione di Cristo. Isaia si domanda chi credeva alle sue parole visto che il popolo di Israele aveva tutte altre aspettative messianiche. Dai versetti 10-11 Isaia fa una riflessione sulla sofferenza di Cristo, sul Signore che dipinge il Cristo sofferente, che è piaciuto di prostrarlo con dolori perché offrendo la Sua vita in espiazione, avrà una discendenza, moltiplicherà i suoi giorni. Ed è questo che vuole il Signore. Con la sofferenza l’anima sarà purificata ed Egli avrà in eredità una moltitudine di genti infinite, una moltitudine di popoli.
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EBREI 4,14-16
Dalla Passione di Cristo passiamo alla Compassione di Cristo. Il centro dell’argomento è Cristo che viene considerato un sommo sacerdote che sa comprendere le debolezze umane. In questo caso è considerato il sacerdote come mediatore tra Dio, Suo Padre, e l’umanità, visto che Egli ha provato le debolezze umane. Quindi avendo fiducia in Cristo bisogna accostarsi al trono della grazia per ricevere misericordia perché il trono è nella casa del Signore, dove Dio è il massimo esponente e la casa siamo noi, il suo popolo.
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MARCO 10,35-45
Nel vangelo di Marco i figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni sapendo che Gesù va a Gerusalemme chiedono a Lui di stare al Suo fianco dopo essere stato incoronato re. Ma Lui non va per questo bensì per essere condannato a morte. I due fratelli vengono considerati lontani dal pensiero del Maestro. Anche gli alti discepoli sentendo la loro richiesta rimasero indignati con Giacomo e Giovanni. Così Gesù spiegò loro, chi è governante domina gli altri, ma così non dovrà essere fra loro. Chi vuole essere grande sarà un servitore e chi vuole essere il primo sarà schiavo di tutti. Anche Gesù non è venuto per essere servito ma per dare la Sua vita agli altri.
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Per riflettere
1- Riconosciamo in Gesù il nostro Sommo Sacerdote?
2- Gesù Cristo è il Re della nostra vita?
3- Quando mi rivolgo a Dio, quale immagine ho di Lui?

giovedì 15 ottobre 2009

136 - VERITA' E LIBERTA'

La verità vi farà liberi. (Gv 8,32)
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La verdad los harà libres. (Jn.8,32)

domenica 11 ottobre 2009

135 - 12 OTTOBRE 1997 - BEATIFICAZIONE DI PADRE GIOVANNI BATTISTA PIAMARTA

Il Centro di formazione professionale Padre Piamarta di Milano ricorda con gioia il dodicesimo anniversario della beatificazione di padre Giovanni Battista Piamarta.
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Papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato Beato il 12 ottobre 1997. Questo il suo discorso: "Padre Piamarta, seguendo l’esempio di Cristo, seppe portare tanti fanciulli e giovani ad incontrare lo sguardo amoroso ed esigente del Signore. Quanti, grazie alla sua opera pastorale, poterono avviarsi con gioia nella vita, avendo appreso un mestiere e soprattutto avendo potuto incontrare Gesù ed il suo messaggio di salvezza! L’opera apostolica del novello Beato è poliedrica ed abbraccia molti campi del vivere sociale: dal mondo del lavoro a quello agricolo, dall’educazione scolastica al settore dell’editoria. Egli ha lasciato una grande impronta di sé nella Diocesi di Brescia e nell’intera Chiesa. Dove questo straordinario uomo di Dio attingeva l’energia sufficiente per la sua molteplice attività? La risposta è chiara: la preghiera assidua e fervorosa era la sorgente dell’ardore apostolico instancabile e dell’attrattiva benefica che esercitava su tutti coloro che avvicinava".

sabato 10 ottobre 2009

134 - 28^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 11 Ottobre 2009

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10, 17-27)
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». Parola del Signore
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La Parola pregata.
Dal Vangelo al dialogo con Dio.

C’è dell’entusiasmo in quell’uomo
che ti corre incontro, Gesù,
e si getta in ginocchio davanti a te.
E la domanda che ti pone
è del tutto consolante:
ecco uno che non si accontenta
di beni effimeri, ma cerca
quel che conta veramente:
la vita eterna.
Anche tu provi tenerezza per lui
perché le sue parole sono sincere
quando afferma di aver osservato i comandamenti
fin dalla giovinezza.

E allora perché il finale è così diverso
da quello che ci attendevamo?
Perché alle tue parole
si fa scuro in volto
e se ne va via rattristato?
La causa è presto trovata:
possedeva molti beni…
Ecco perché tu ci metti in guardia
dal pericolo costituito dalle ricchezze.

Non riempiono solo le nostre case,
le nostre valigie così ingombranti,
le nostre cassette di sicurezza,
occupano il nostro cuore
e non lasciano posto a te,
ad un amore per te così forte,
così profondo e così totale
da essere pronti ad abbandonare tutto
pur di mettersi al tuo seguito.

Questo è certo: tu non ti accontenti affatto
degli scampoli della nostra esistenza.
(Roberto Laurita)

martedì 6 ottobre 2009

133 - SIGNORE MIA FORTEZZA

Benedetto il Signore, mia roccia, mio alleato e mia fortezza, mio rifugio e mio liberatore, mio scudo in cui confido. (Sal 144,1-2)
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Bendito sea el Señor, Roca mía. El es mi refugio y mi baluarte, mi fortaleza y mi libertador, mi escudo en que me amparo. (Sal 144,1-2)

domenica 4 ottobre 2009

132 - LA VIGNA

Andate anche voi nella vigna, quello che è giusto ve lo darò. Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Oppure sei invidioso perchè io sono buono? (Mt 20,4. 13-15)
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«Vayan ustedes también a mi viña y les pagaré lo que sea justo.»
«Amigo, yo no he sido injusto contigo. ¿No acordamos en un denario al día? Toma lo que te corresponde y márchate. ¿O será porque soy generoso y tú envidioso?»

131 - SAN FRANCESCO D'ASSISI - PATRONO D'ITALIA - 4 Ottobre

Laudato sii mio Signore per sora acqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. (S.Francesco)
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Il Cantico delle Creature
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Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.

Ad Te solo, Altissimo, se konfanno,
et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato si', mi' Signore cum tucte le Tue creature, spetialmente messer lo frate Sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de Te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l'hai formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, alle Tue creature dài sustentamento.

Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si', mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba.

Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore et sostengono infirmitate et tribulatione.

Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, saranno incoronati.
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Laudato si' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullo homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda nol farà male.
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Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviatelo cum grande humilitate.