martedì 31 marzo 2009

46 - SOFFERENZA

Tutto posso in Colui che mi dà la forza (Fl 4,3)
Quaresima è tempo anche per pensare a chi ha più bisogno di noi, a chi è solo, povero, abbandonato.

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venerdì 27 marzo 2009

45 - 5^ DOMENICA DI QUARESIMA 29.03.2009

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

Juan 12,20-33

También un cierto número de griegos, de los que adoran a Dios, habían subido a Jerusalén para la fiesta. Algunos se acercaron a Felipe, que era de Betsaida de Galilea, y le rogaron: «Señor, quisiéramos ver a Jesús.» Felipe habló con Andrés, y los dos fueron a decírselo a Jesús. Entonces Jesús dijo: «Ha llegado la hora de que sea glorificado el Hijo del Hombre. En verdad les digo: Si el grano de trigo no cae en tierra y muere, queda solo; pero si muere, da mucho fruto. El que ama su vida la destruye; y el que desprecia su vida en este mundo, la conserva para la vida eterna. El que quiera servirme, que me siga, y donde yo esté, allí estará también mi servidor. Y al que me sirve, el Padre le dará un puesto de honor.
Ahora mi alma está turbada. ¿Diré acaso: Padre, líbrame de esta hora? ¡Si precisamente he llegado a esta hora para enfrentarme con todo esto!
Padre, ¡da gloria a tu Nombre!» Entonces se oyó una voz que venía del cielo: «Lo he glorificado y lo volveré a glorificar.»
Los que estaban allí y que escucharon la voz decían que había sido un trueno; otros decían: «Le ha ha blado un ángel.» Entonces Jesús declaró: «Esta voz no ha venido por mí, sino por ustedes. Ahora es el juicio de este mundo, ahora el príncipe de este mundo va a ser echado fuera, y yo, cuando haya sido levantado de la tierra, atraeré todo.» Con estas palabras Jesús daba a entender de qué modo iba a morir.

La Parola pregata.
Dal Vangelo al dialogo con Dio.
Proprio quando si illuderanno
di averti vinto, schiacciato,
tolto di mezzo per sempre,
tu mostrerai loro che è vero
esattamente il contrario:
come il chicco di grano deve marcire
nel profondo della terra
per dar vita ad una nuova pianta,
così anche tu, Gesù, offrendo la tua vita
dal patibolo della croce
diventi strumento di salvezza
per quanti credono in te.
E sconfiggi una volta per tutte la morte
quando si illudeva
di tenerti nelle sue mani.
La tua storia, paradossale,
è anche quella di ogni discepolo:
chi trattiene per sé la propria esistenza,
chi la difende a qualsiasi costo,
finisce per perderla;
chi la offre per amore,
chi ne fa dono senza esitare,
la ritrova trasfigurata
dalla tua bontà inesauribile.
La gloria non è dunque
appannaggio dei potenti e dei forti,
ma di quelli che sanno donarsi
totalmente, fino in fondo,
fino a spezzarsi come un pane buono,
fino a versare il proprio sangue.
Perché la gloria non è il risultato
della sapienza umana,
ma l’approdo che Dio assicura
a chi si sacrifica con generosità.

(Roberto Laurita)

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mercoledì 25 marzo 2009

44 - MADRE ELISA BALDO

Madre Elisa Baldo
29 ottobre 1862
04 luglio 1926
Fondatrice con il Beato Padre Giovanni Piamarta delle Suore Umili Serve del Signore, con sede in Gavardo (Brescia) - Italia
La vita e le opere
Madre Elisa Baldo nacque a Gavardo, un paese nei pressi del Lago di Garda, provincia e diocesi di Brescia, il 29 ottobre 1862, ottava di dieci femmine, nate dai coniugi Girolamo Baldo e Francesca Bologna.
Da bambina rivelò un temperamento piuttosto ribelle, anche se generoso e sensibile alla pietà. Alla sua educazione e formazione morale contribuirono, oltre il padre e soprattutto la mamma Francesca, la zia materna Luigia Bologna vedova Deprà, che frequentemente si recava in visita a Gavardo e ospitò la nipote Elisa ad Orzinuovi dove abitava. Fu presso questa zia che Elisa ricevette la Cresima e si accostò anche alla Prima Comunione. Quando fu in età di collegio, secondo una rigida prassi di famiglia, la giovane Elisa, rimasta nel frattempo orfana di madre, fu collocata un anno nel collegio delle Suore Orsoline di Gavardo per completare l'educazione letteraria e la formazione cristiana. Sul punto di tornare in famiglia stilò un dettagliato programma di vita, che è un vero repertorio di sani principi e di condotta, degne di una ragazza cristiana. Come tutte le ragazze sognava l'amore e la vita. E quando ventenne ricevette l'offerta di matrimonio da un ricco commerciante di Brescia, non si tirò indietro. Una volta che papà Gerolamo ebbe accertata l'onestà e serietà del pretendente lo sposò l'undici ottobre 1882.
Non fu il suo un matrimonio "romantico", però fu un matrimonio d'amore vero. Elisa pronunziò il suo "Si" con piena sincerità d'intenti e di fedeltà all'uomo che il Signore le aveva dato. Una volta sposata, Elisa fu in costante attesa di maternità che non potè essere soddisfatta. In seguito un nuovo motivo di sofferenza e di angoscia mise a dura prova la sua fedeltà e il suo spirito di sacrificio coniugale. Il marito Gaetano Foresti, fu colpito da una forma di malattia mentale, che gradualmente lo ridusse allo stato quasi vegetativo. Elisa gli dedicò tutte le sue più devote e costanti premure. La sua malattia raggiunse una gravità estrema: il suo Gaetano non la riconosceva neppure, mentre lei persisteva nel rivolgergli tutte le sue attenzioni. Si spense a Brescia il 4 aprile 1891.
Rimasta vedova all'età di 28 anni, avrebbe potuto passare a nuove nozze, anche perchè non le mancarono ottimi pretendenti. Intensificò la preghiera, che l'aveva già fortemente sostenuta nelle prove passate. Ma fu il provvidenziale incontro e la guida saggia di un sacerdote bresciano, Don Giovanni Piamarta, oggi Beato, fondatore dell'opera degli Artigianelli e della Famiglia religiosa: "Sacra Famiglia di Nazaret, che le schiuse in maniera efficace e determinante la via da intraprendere: darsi al servizio del prossimo bisognoso. Così la Signora Elisa, lasciò Brescia e tornò a Gavardo e coi discreti beni di famiglia avuti in eredità dal marito, diventò benefattrice ammirata di poveri abbandonati. Costruì allo scopo una casa-ricovero, ancora oggi nota come "Casa San Giuseppe", superando le comprensibili lamentele dei congiunti. Lei stessa, che i concittadini chiamavano per rispetto e per censo, la "Siura Lisa", serviva i ricoverati, trattandoli con squisita carità. Fu inoltre dinamica animatrice di molteplici iniziative parrocchiali. Venne coadiuvata da alcune giovani volontarie. Le collaboratrici vivevano di fatto con la Baldo alla stregua di una famiglia religiosa. Tuttavia, soltanto dopo alcuni anni, accettò il suggerimento insistente del Beato Giovanni Piamarta, di trasformare la sua opera di Carità in una vera e propria Congregazione religiosa. Ciò avvenne per gradi. Nel 1911 Elisa fece col Piamarta una sorta di consacrazione, detta "oblazione", nella sede dell'Opera degli Artigianelli a Brescia, nella quale ricevette il Crocifisso insieme con altre compagne. Qualche tempo dopo il gruppo di pie volontarie divenne Pia Unione con la denominazione di "Povere Serve del Signore della Pia Società della Sacra Famiglia di Nazaret". Dopo la morte del Beato Piamarta 1913, Elisa predispose le Regole e le Costituzioni per la nuova Congregazione femminile, che prese il nome di Umili Serve del Signore, ed ebbe l'approvazione Canonica Diocesana nel 1924. Nei due ultimi anni di vita Elisa dimostrò un sincero e delicato amore per le sue figlie e andò preparandosi con tanta fede e tanta umiltà all'incontro del Signore, che avvenne il 4 luglio 1926.
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martedì 24 marzo 2009

43 - ANNUNCIAZIONE 25.03.2009

Luca 1, 26-38
Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide Suo Padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.
Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei , che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio”. Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei.
* * *
Lucas, 1,26-38
Al sexto mes el ángel Gabriel fue enviado por Dios a una ciudad de Galilea, llamada Nazaret, a una joven virgen que estaba comprometida en matrimonio con un hombre llamado José, de la familia de David. La virgen se llamaba María. Llegó el ángel hasta ella y le dijo: «Alégrate, llena de gracia, el Señor está contigo.» María quedó muy conmovida al oír estas palabras, y se preguntaba qué significaría tal saludo.
Pero el ángel le dijo: «No temas, María, porque has encontrado el favor de Dios.
Concebirás en tu seno y darás a luz un hijo, al que pondrás el nombre de Jesús. Será grande y justamente será llamado Hijo del Altísimo. El Señor Dios le dará el trono de su antepasado David; gobernará por siempre al pueblo de Jacob y su reinado no terminará jamás.»
María entonces dijo al ángel: «¿Cómo puede ser eso, si yo soy virgen?»
Contestó el ángel: «El Espíritu Santo descenderá sobre ti y el poder del Altísimo te cubrirá con su sombra; por eso el niño santo que nacerá de ti será llamado Hijo de Dios. También tu parienta Isabel está esperando un hijo en su vejez, y aunque no podía tener familia, se encuentra ya en el sexto mes del embarazo. Para Dios, nada es imposible.» Dijo María: «Yo soy la servidora del Señor, hágase en mí tal como has dicho.» Después la dejó el ángel.
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venerdì 20 marzo 2009

42 - 4^ DOMENICA DI QUARESIMA 22.03.2009

La Parola pregata.
Dal Vangelo al dialogo con Dio.
Ciò che è accaduto – è vero –
è del tutto paradossale:
l’emblema del fallimento,
di una fine atroce e dolorosa,
il segno pauroso dell’oppressione
riservata ai vinti ed agli sconfitti
è diventato un simbolo
di salvezza, di pace, di misericordia.
Solo perché tu, Gesù, non sei indietreggiato
neppure davanti alla morte
più ignominiosa e terribile,
la morte di croce.
Oggi è proprio guardando alla tua croce
che noi riconosciamo
la potenza straordinaria dell’amore
e avvertiamo che tu non sei venuto
per condannare e castigare,
ma per guarire, per risanare,
per offrire una vita eterna.
Se gli uomini guardano con paura
a coloro che si innalzano con arroganza
sul trono del potere,
a te, invece, inchiodato al legno del patibolo,
possono volgere fiduciosi
uno sguardo riconoscente.
Perché tu hai preso su di te
ogni nostra infermità,
ogni nostro peccato
ed è grazie alle tue piaghe
che possiamo ricevere un’esistenza nuova.
Perché tu ci chiedi unicamente
di affidarci con semplicità
alla tua misericordia.
(Roberto Laurita)

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41 - IL PADRE MISERICORDIOSO

Allora rientrò in stesso: "quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio". (Lc 15, 17-19)

Finalmente recapacitó y se dijo: “¡Cuántos asalariados de mi padre tienen pan de sobra, mientras yo aquí me muero de hambre!
Tengo que hacer algo: volveré donde mi padre y le diré: Padre, he pe cado contra Dios y contra ti. Ya no merezco ser llamado hijo tuyo. Trátame como a uno de tus asalariados.” (Lc 15, 17-19)

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domenica 15 marzo 2009

40 - CARITA'

- Dacci oggi il nostro pane quotidiano (Mt 6,11)

- Danos hoy nuestro pan de cada día (Mt 6,11)

- Give us today our daily bread (Mt 6,11)

- Donne-nous aujourd'hui notre pain quotidien (Mt 6,11)

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sabato 14 marzo 2009

39 - 3^ DOMENICA DI QUARESIMA 15.03.2009

La Parola pregata.
Dal Vangelo al dialogo con Dio.
Hanno profanato il Tempio, Gesù,
la casa del Padre tuo,
riducendolo ad un luogo di mercato,
quasi che Dio sia in vendita
al miglior offerente.
Hanno deturpato il suo volto,
appiccicandogli maschere mostruose,
che impediscono di riconoscere i tratti
della sua misericordia
e della sua tenerezza infinita.
Hanno sporcato con i loro traffici
ciò che vi era di più santo,
di più nobile, di più grande:
il dono di una Presenza gratuita e libera,
da accogliere con cuore riconoscente,
un cuore di poveri e di piccoli.
Per questo tu reagisci con forza,
diventando addirittura violento,
perché davanti all’intollerabile
non si può rimanere inerti.
Ma nello stesso tempo ricordi
che ora sulle macerie
del tradimento e dell’infedeltà
c’è un nuovo Tempio offerto
a chi cerca Dio con cuore sincero.
Sei tu, Gesù, la dimora in cui si rende presente,
viva ed efficace, la bontà del Padre;
sei tu, Gesù, la parola che guida
e manifesta la sua volontà;
sei tu, Gesù, la porta che apre
sul mistero insondabile
ed offre una comunione eterna,
che nulla potrà mai spezzare.

(Roberto Laurita)
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mercoledì 11 marzo 2009

38 - ACQUA CHE ZAMPILLA PER LA VITA ETERNA

Chiunque beve di ques'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete (Gv 4,13-14)
.
Jesús le dijo: «El que beba de esta agua volverá a tener sed, pero el que beba del agua que yo le daré nunca volverá a tener sed. (Jn. 4,13-14)

sabato 7 marzo 2009

37 - CONVERSIONE

Su, venite e discutiamo, dice il Signore. Anche se i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diventeranno bianchi come la neve. (Is 1,18)
Ahora Yavé les dice: vengan, para que arreglemos cuentas. Aunque sus pecados sean colorados, quedarán blancos como la nieve;
(unque sean rojos como púrpura, se volverán como lana blanca.) (Is 1,18)

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36 - 2^ DOMENICA DI QUARESIMA 08.03.2009

La Parola pregata.
Dal Vangelo al dialogo con Dio.
Quando ci offri un anticipo
della tua risurrezione,
della tua gloria, della tua bellezza.
della condizione a cui siamo destinati,
anche noi, Gesù, proprio come Pietro,
vorremmo fermarci per sempre
e saziarci di quella gioia
che ricolma e dilata i nostri cuori.
Ma si tratta semplicemente
di una tentazione pericolosa
perché prima bisogna passare
per la collina del calvario
e prendere su di sé la propria croce.
Il progetto del Padre, infatti, non si realizza
attraverso una marcia trionfale
o con un percorso privo di intoppi,
di rischi e di pericoli.
L’amore non può realizzarsi
che attraverso un dono totale,
un’offerta di sé che prevede
il sentiero stretto e ripido
della prova, del sacrificio.
Ecco perché hai condotto
i tre discepoli sul monte:
non per sottrarli al momento
decisivo e doloroso
della tua passione e morte,
ma piuttosto per prepararli
a quel frangente difficile,
perché non vengano meno
davanti al tuo corpo sfigurato
dalla violenza e dalla cattiveria,
ma rimangano fedeli
al loro Maestro e Signore.
(Roberto Laurita)

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mercoledì 4 marzo 2009

35 - DESERTO

"... si ritirò in un luogo deserto e là pregava" (Mt 1,35)
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