martedì 28 luglio 2009

100 - SILENZIO

Le grandi verità si comunicano soltanto mediante il silenzio. (P.Claudel)
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Parlami, o Dio, nel mio silenzio
O Dio,
parla con dolcezza nel mio silenzio
quando il chiasso dei rumori esteriori di ciò che mi circonda
e il chiasso dei rumori interiori delle mie paure
continuano ad allontanarmi da te,
aiutami a confidare che tu sei ancora qui
anche quando non riesco a udirti.
Dammi orecchi per ascoltare la tua sommessa,
dolce voce che dice:
"Venite a me, voi che siete affaticati e oppressi,
e io vi darò riposo...
perché io sono mite ed umile di cuore".
Che questa voce amorevole sia la mia guida.
(H.J.M. Nouwen, A mani aperte)
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venerdì 24 luglio 2009

99 - ARPA E CETRA

Lodatelo con il suono del corno, lodatelo con l'arpa e la cetra. (Sal 150,3)
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Alábenlo con el fragor del cuerno, alábenlo con arpas y con cítaras. (Sal 150,3)
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98 - 17^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 26 Luglio 2009

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,1-15)
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
Parola del Signore .
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Presentazione alle letture
La valenza spirituale della moltiplicazione dei pani occupa il primo posto nell’interesse dell’evangelista e nell’eco delle altre letture. Non vanno però dimenticati il contesto storico che ha portato al miracolo e le implicazioni per l’oggi. Gesù ha voluto concretamente sfamare molte persone che si trovavano nell’impossibilità di provvedere a se stesse. Ha dato un esempio da imitare.
Il dovere di provvedere ai bisognosi non verrà mai meno nella comunità ecclesiale, sollecitata in questo dalla recita quotidiana del Padre nostro: « Dacci oggi il nostro pane quotidiano ». I dati che le statistiche pongono sotto gli occhi sono impressionanti: in questo folle mondo si spendono per le armi cifre da capogiro, mentre ogni minuto muoiono di fame 20-30 bambini. La cosa non può lasciare nessuno indifferente: «se io ho fame, è un fatto fisico; se il mio prossimo ha fame, è un fatto morale» (Berdjaev). Sul versante del benessere si assiste ad uno spreco immorale: ogni giorno in Italia finiscono nelle pattumiere 14.000 quintali di pane, di cui 450 solo a Milano. Sono cifre apparentemente irreali, eppure tristemente vere.
La preoccupazione del pane per tutti, impellente e doverosa, deve quindi sussistere e trovare ascolto nei credenti che imitano il Cristo nel provvedere ai bisogni altrui. Il cristiano deve imparare meglio a condividere. L’invito a sedersi uno accanto all’altro rimane come monito.
Il principio della condivisione trova felice applicazione anche nel campo spirituale. Molti che vivono accanto a noi hanno pane in abbondanza e benessere da vendere. Forse il loro bisogno o indigenza è di altra natura. A loro e a noi stessi, dobbiamo ricordare che « Non di solo pane vive l’uomo ». Anche la partecipazione dei beni spirituali è carità e squisita solidarietà.
La moltiplicazione dei pani serve a sfamare la folla e prima ancora a svelare la vera identità di Gesù, anche se il risultato è un grossolano malinteso (vangelo). Il brano evangelico è stato anticipato e in qualche modo preparato dalla moltiplicazione dei pani ad opera di Eliseo (prima lettura). È importante imparare a condividere anche il bene spirituale, nutrimento necessario al nostro vivere quotidiano. Lo insegna e raccomanda Paolo citando carità e unità (seconda lettura).
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sabato 18 luglio 2009

97 - VITE E TRALCI

Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perchè senza di me non potete far nulla. (Gv 15, 4-5)
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Un sarmiento no puede producir fruto por sí mismo si no permanece unido a la vid; tampoco ustedes pueden producir fruto si no permanecen en mí. Yo soy la vid y ustedes los sarmientos. El que permanece en mí y yo en él, ése da mucho fruto, pero sin mí no pueden hacer nada. (Jn, 15, 4-5)
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96 - 16^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 19 Luglio 2009

+ Dal Vangelo secondo Marco (6,30-34)

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Parola del Signore

Presentazione alle letture
L’uomo è una realtà complessa che presenta diverse esigenze: accanto ai bisogni primari quali il mangiare e il dormire, se ne pongono altri, altrettanto vitali. Se il corpo ha fame, anche lo spirito e l’intelletto hanno bisogno di nutrimento. L’armonia e l’equilibrio della nostra persona dipenderanno in buona parte dal corretto alimento che sapremo dare a tutta la nostra persona.
Una vacanza programmata è sospesa per venire incontro ad una umanità assetata di ascoltare la Parola. Gesù è il buon pastore che si prende cura del suo gregge, commuovendosi e interessandosi ad esso (vangelo). La dolce figura di Gesù pastore raccoglie la tradizione veterotestamentaria, sia quella che combatte pastori inetti che vanno sostituiti (prima lettura), sia quella che identifica Dio stesso con il vero pastore (salmo responsoriale). In uno slancio di ammirata contemplazione Paolo vede l’altissima vocazione del cristiano a partecipare alla comunione trinitaria (seconda lettura).
Tra i bisogni va annoverata la necessità di rientrare in noi stessi. Sant'Agostino lo aveva raccomandato: « Non voler uscire da te stesso, ritorna in te stesso e troverai la verità ». Condizione indispensabile è quella di creare dentro di noi — e anche fuori — isole di silenzio. Esso impreziosisce la nostra esistenza. Il suo valore è stato apprezzato da molti, di cui sentiamo qualche voce: « In virtù dell’amore di Dio il silenzio si trasforma in Parola; la parola di Dio è silenzio che si dona all’uomo » (M. Picard); «Le grandi verità si comunicano soltanto mediante il silenzio» (P Claudel); «Nel silenzio è insito un meraviglioso potere di chiarificazione, di purificazione, di concentrazione sulle cose essenziali» (D. Bonhoeffer).
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martedì 14 luglio 2009

95 - LA VIA DEL BENE

Beato l'uomo che nella legge del Signore trova la sua gioia. E' come l'albero piantato lungo corsi d'acqua, che dà frutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene. (Sal 1,1-3)
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Dichoso el hombre que le agrada la Ley del Señor. Es como árbol plantado junto al río, que da fruto a su tiempo y tiene su follaje siempre verde. Todo lo que él hace le resulta. (Sal 1,1-3)
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sabato 11 luglio 2009

94 - BENEDITE MARI, IL SIGNORE

Benedite, sorgenti, il Signore. Benedite, mari e fiumi, il Signore. (Dn 3,77)
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Fuentes bendigan al Señor. Mares y ríos bendigan al Señor. (Dn 3,77)
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93 - 15^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 12 Luglio 2009

+ Dal Vangelo secondo Marco (6, 7-13)
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
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Presentazione alle letture
La missione è come creare un ponte tra Gesù e le persone. Il missionario — potremmo dire ogni cristiano — trasmette agli altri la sua esperienza, così da favorire un incontro diretto tra la persona e Gesù stesso. Nessuno si arroga tale impegnativa missione: sarebbe vuota presunzione. Occorre essere chiamati e inviati, come i discepoli. Nello stesso tempo non si possono accampare scuse rinunciatarie o colpevoli dilazioni.
Gesù invia i Dodici in missione, conferendo i suoi poteri e fornendo regole precise di comportamento e lo stile dell’annuncio (vangelo). Non sono rari i casi in cui la missione risulta difficile e scomoda. Come Amos insegna, occorre seguire i sentieri divini, anche se impervi. Ne viene un vantaggio per gli altri e, per noi stessi, la realizzazione della nostra vita (prima lettura). Un compito, non secondario della missione, è quello di alimentare la coscienza della nostra dignità di uomini e di credeti, così da gioirne, renderne gloria a Dio e farne propaganda (seconda lettura).
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domenica 5 luglio 2009

92 - IL MONTE DEL SIGNORE

Chi salirà il monte del Signore, chi starà nel tuo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non pronuncia menzogna, chi non giura a danno del suo prossimo. (Sal 23, 3-4)
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¿Quién subirá a la montaña del Señor? ¿Quién estará de pie en su santo recinto?
El de manos limpias y de puro corazón, el que no pone su alma en cosas vanas ni jura con engaño. (Sal 23, 3-4)
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sabato 4 luglio 2009

91 - 14^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 05 Luglio 2009

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,1-6)
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
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La Parola pregata.
Dal Vangelo al dialogo con Dio.
Sono i tuoi compaesani,
dovrebbero farti festa Gesù.
Ti conoscono fin da piccolo,
ti hanno visto crescere,
imparare un mestiere.
Hanno pregato tante volte
insieme a te in quella sinagoga,
nel giorno di sabato.

Eppure proprio loro diventano
sospettosi guardinghi increduli.
No, non possono accettare
che proprio ad uno di loro
sia stata data una sapienza sorprendente.
Non puo essere vero che tu,
il falegname, il figlio di Maria
compia i prodigi che sono stati riferiti...

Si attendono un Messia,
ma paracadutato dall'alto,
proveniente da una delle grandi
famiglie sacerdotali o della nobiltà dell'epoca.
Per questo finiscono col rifiutarti
e proprio la loro durezza ti impedisce
di manifestare la bontà di Dio.

Ma posso veramente meravigliarmi
degli abitanti di Nazaret?
Non capita anche a me, Gesù,
di disprezzare quel Vangelo
che mi raggiunge attraverso
un vicino di casa, un collega, un coetaneo?
E di far fatica ad ammettere
che lo Spirito compia ancora prodigi
servendosi di uomini e donne
che mi vivono accanto?