sabato 26 settembre 2009

126 - 26^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 27 Settembre 2009

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 9,38-43.45.47-48)
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».
Parola del Signore
.
Commento alle letture
Le letture che oggi vengono proposte alla nostra meditazione e preghiera, nel loro significato, ci toccano da vicino e sono argomenti di attualità nella situazione globale della società umana. Il Vangelo di Marco ci narra due episodi. Nella prima scena, Giovanni chiede a Gesù di impedire quel tale che faceva l'esorcista - guaritore. Invece nella prima lettura, il giovane Giosuè si irrita perché, due semplici ebrei avevano ricevuto il dono dello Spirito e pretende da Mosè subito un intervento di censura. La risposta di Gesù a Giovanni riguardo all'esorcista estraneo si ispira a grande tolleranza ed è identico all'atteggiamento assunto da Mosè nei confronti di Eldad e Medad durante l'esodo (Nm. 11,24-30). Mosè e Gesù invitano il discepolo alla tolleranza, alla bontà e all'accoglienza. Mosè non è qui un leader che monopolizza il prestigio o il potere: egli intende comunicare il dono di Dio che è in lui anche ad altri, e cosi lo vede moltiplicato.Gesù dice che chi fa il bene con cuore sincero appartiene alla comunità dei credenti in Lui. Tutti coloro che non scelgono il male, ma si consacrano al bene e alla promozione umana e spirituale dell'Uomo, qualunque sia la loro appartenenza e colore, sono di per sé al fianco di Gesù.Certamente un discepolo autentico si rallegrerebbe per il bene che si trova in ogni persona, in ogni cultura e religioni e dimostrerà rispetto per il seme di verità dispersa nelle varie fedi e filosofie. Gli anziani (nella prima lettura) con lo Spirito testimoniano che Dio è presente in mezzo al popolo in cammino e che li guida attraverso il medesimo Spirito. Il caso di Eldad e Medad rivela che il dono di Dio è generoso, libero da condizionamenti umani, fa più di quanto ha promesso e di quanto ci si attende. San Paolo dice che non per le opere della Legge riceviamo lo Spirito ma per aver ascoltato la Parola della fede (Gal 3,2). Nel secondo episodio Gesù ammonisce i discepoli a non scandalizzare i "piccoli" cioè i fratelli immaturi nella fede allontanandoli dal Vangelo con una condotta scorretta e un comportamento senza criterio. Questi duri imperativi (“se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala”....) pronunciata da Gesù nel presente contesto costituiscono un invito ai discepoli a un atteggiamento ispirato all'umiltà, alla comprensione e al sacrificio per evitare lo scandalo. Dice il Papa nell’ Enciclica Caritas in Veritate: "Amare qualcuno è volere il suo bene e adoperarsi efficacemente per esso. L'azione dell'uomo sulla terra, quando è ispirata e sostenuta dalla Carità, contribuisce per l'edificazione di quella universale città di Dio verso cui avanza la storia della famiglia umana. In una società in via di globalizzazione, il bene comune e l'impegno per esso non possono non assumere le dimensioni dell'intera famiglia umana, vale a dire della comunità dei popoli e delle Nazioni, così da dare forma di unità e di pace alla città dell'uomo, e renderla in qualche misura anticipazione prefiguratrice della città senza barriere di Dio (n. 7). La seconda lettura tratta dalla lettera di Giacomo, tocca i problemi scottanti di oggi: l'ingiustizia, la corruzione e lo spreco. Come non pensare all'attuale crisi economica mondiale? La giustizia verso il povero è davvero la "misura di protezione" (Lv. 19). Se funziona la giustizia nella famiglia umana non c'è bisogno di inventare armi sofisticate o leggi strane per la sicurezza dei cittadini. Il Vangelo ci insegna che Dio si nasconde nel povero e nello straniero. Quindi ci invita non a cercare nuove "autodifese" ma una nuova 'culturà dove regna la giustizia e il perdono. Le letture che abbiamo ascoltato ci invitano quindi ad assumere con realismo la nostra responsabilità sia singolare che collettiva per ripartire dai veri valori per un futuro migliore. Davvero ci servono uomini PROFETI, uomini “toccati da Dio” che ci aiutino a tirarci fuori dalla fossa dell'egoismo. Volesse il Signore dare a tutti il Suo Spirito!

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.