sabato 5 settembre 2009

118 - 23^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 06 Settembre 2009

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 7,31-37)
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!». Parola del Signore
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Presentazione alle letture
Questa domenica ascoltiamo un annuncio di liberazione: con la guarigione del sordomuto Gesù prende su di sé le difficoltà di chi soffre, le tensioni di chi è bloccato dai problemi che la vita riserva, lo scoraggiamento di chi non trova una speranza. Forse siamo anche noi il sordomuto del vangelo: mettiamo davanti al Signore, tutto ciò che siamo e tutto ciò che abbiamo, gioie e sofferenze, progetti e preoccupazioni. E il Signore guarirà le ferite e farà crescere i propositi di bene.
Prima lettura: Agli ebrei deportati in Babilonia, scoraggiati perché lontani dalla patria, da Gerusalemme e dal tempio, il profeta proclama un annuncio di incoraggiamento per la liberazione che Dio compirà.
Seconda lettura: La lettera di Giacomo è molto pratica e concreta. Con un esempio tratto dalla vita della comunità, l’apostolo invita a un atteggiamento fraterno che eviti ogni differenza tra le persone.
Vangelo: Talvolta nel vangelo, scritto in greco, sono riportate parole in ebraico o in aramaico, il dialetto parlato da Gesù. Nella lettura di oggi sentiremo la parola aramaica “effatà”, che significa “apriti”. È la parola potente di Gesù che guarisce il sordomuto.
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La Parola pregata.
Dal Vangelo al dialogo con Dio.
Ascoltare e parlare:
due verbi, Gesù, che indicano
le due operazioni indispensabili
ad ogni relazione.
Ascoltare e parlare:
due verbi che hanno a che fare
in modo inevitabile
anche con la dinamica di fede.
L’uomo che ti hanno portato quel giorno
non poteva né ascoltare, né parlare,
e proprio per questo rimaneva tagliato fuori
dalla possibilità di comunicare,
di entrare in rapporto
con le persone che lo circondavano.
Non poteva neppure invocarti,
supplicarti perché tu lo guarissi
e lo tirassi fuori da una situazione
di disagio e di sofferenza.
Altri lo hanno fatto, dunque, a nome suo,
altri ti hanno rivolto una parola per lui.
Tu intervieni perché provi compassione
per il suo isolamento:
gli poni le dita negli orecchi,
con la saliva gli tocchi la lingua
e lo apri, gli restituisci la facoltà
di entrare in rapporto con gli altri.
Guarisci anche me, Gesù,
perché anch’io spesso sono bloccato,
chiuso in me stesso, nel mio egoismo,
incapace di intendere le invocazioni
che vengono dal mio prossimo,
impenetrabile anche alla tua voce,
al tuo messaggio.
(Roberto Laurita)
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