venerdì 8 maggio 2009

61 - 5^ DOMENICA DI PASQUA 10 Maggio 2009

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,1-8)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
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Presentazione alle letture
Il messaggio centrale del Vangelo della liturgia di oggi è che tutti gli uomini sono chiamati ad essere una cosa sola in e con Gesù, ad essere a Lui uniti come i tralci alla vite, per vivere un'esistenza autentica e ricca di frutti. In questo secondo discorso che Giovanni attribuisce a Gesù, egli inculca la necessità dell'unione profonda e vitale con lui per portare frutti di vita e di salvezza.
La prima lettura accenna al ritorno di Paolo a Gerusalemme dopo la conversione, un ritorno non privo di difficoltà e di diffidenze all'interno della stessa comunità cristiana. Il dialogo con le colonne della chiesa è molto importante per dare legittimità e autorevolezza alla missione futura di Paolo.
Ma è soprattutto la seconda lettura che mette in evidenza la fecondità dell'amore fraterno all'interno della comunità. Il segreto di questa fecondità è tutto interiore, è l'essere nella verità, espressione che nel linguaggio di Giovanni significa essere uniti a Cristo, partecipare della sua forza e della sua grazia.
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La Parola pregata.
Dal Vangelo al dialogo con Dio.
Quello che tu ci offri non è
un rapporto saltuario,
una relazione episodica,
scampoli della tua bontà,
frammenti sparsi di tenerezza.
Tu ci doni, Gesù, di entrare
in un’alleanza destinata
a durare per l’eternità,
in un legame a filo doppio
che fa scorrere nella nostra povera esistenza
la forza trasformante
della tua stessa vita divina.
Ecco perché ci chiedi
di rimanere uniti a te,
a qualsiasi costo,
in qualunque frangente,
a prezzo di ogni sacrificio.
D’altronde solo in questo modo
noi possiamo sfuggire
ad una sterilità incombente
e portare frutti imprevisti
di bontà, di giustizia e di pace.
Ecco perché ci domandi
di sfuggire alla tentazione
del contatto istantaneo, magico,
e ci dai la possibilità
di dimorare in te,
di affidarci totalmente a te.
Solo così sperimenteremo
di essere abitati da una presenza nuova,
che dilata gli spazi dell’anima
e fa conoscere al cuore
una pace senza confini.
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