sabato 23 gennaio 2010

185 - 3^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C) - 24 Gennaio 2010

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,1-4; 4,14-21)
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Parola del Signore
.
Commento alle letture
La liturgia della parola di questa domenica ci rimanda ad un tempo molto lontano, ad un anno che gli studiosi pongono attorno al 444 a.C.: in quell'anno, o in uno molto vicino, gli Israeliti, ormai rientrati in patria dall'esilio di Babilonia, potevano serenamente riprendere la loro esistenza di sempre, compresa l'abituale frequenza al Tempio, momento cardine di una vita che si alimenta della Parola del Signore, e con essa si confronta.
"In quei giorni - recita il testo della prima lettura - il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntar della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci di intendere; tutto il popolo porgeva l'orecchio a sentire il libro della legge.
Il popolo è dunque radunato attorno ad una sua guida spirituale, il sacerdote Esdra, e ascolta per un lungo arco di tempo, un'intera giornata, la lettura ed il commento alla Parola di Dio; sono uomini e donne di ogni condizione sociale e di ogni età, a partire dai dodici anni in su; sono tutti coloro che, capaci di intelligenza, sono anche responsabili del loro comportamento morale e dei loro doveri religiosi. E' un ascolto attento, quello che il profeta Neemia descrive: Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo...come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore Dio grande, e tutto il popolo rispose: Amen, amen, alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore." Non ci troviamo di fronte ad un'assemblea distratta o che frequenti le adunanze sacre per semplice abitudini; siamo invece di fronte a persone che dimostrano fede viva nella Parola dell'Altissimo, quella Parola da ascoltare ed accogliere nel cuore perché diventi luce nel cammino della vita, alimento fondamentale per l'esistenza quotidiana e sostegno in ogni vicenda. E' questa la ragione per cui quella folla è presente sulla piazza del Tempio, davanti alla porta delle Acque, e lì ascolta e si lascia istruire sul senso profondo e sempre nuovo della Parola che viene da Dio. E' una grande lezione che ci viene da lontano, che ci dice quanto sia importante l'ascolto, l'accoglienza e l'approfondimento di ogni parola rivelata, che illumina la nostra fede e tiene vivo il nostro amore per Dio.
La Parola di Dio, quella che nella pienezza dei tempi s'incarnerà in Gesù di Nazareth, il Cristo, il Figlio redentore, è l'unica parola che può dar senso pieno alla nostra esistenza, che ha la sua sorgente in Dio e va verso l'Infinito di Colui al quale è chiamata a ricongiungersi. La folla in ascolto della Parola, proclamata dal sacerdote Esdra e spiegata dai leviti, è una folla che accoglie commossa questo dono di Dio: "tutto il popolo piangeva mentre ascoltava le parole della legge"; un pianto che è segno di pentimento, ma più ancora, di amore riconoscente per il Signore. Ed è a questa moltitudine che il profeta Neemia, nel congedarla, dice: "Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza"; parole che sembrano già preannunciare quel banchetto pasquale nel quale Cristo trasformerà il pane ed il vino nel suo corpo e nel sangue versato per noi; un giorno veramente grande, segno della Resurrezione, che bandisce ogni tristezza, perché in quel banchetto, e in quel giorno, la salvezza offerta da Dio nel Figlio diventa la nostra forza nel cammino della vita, la gioia vera che ci accompagnerà sino alla fine.
Ora, leggendo il brano del Vangelo di Luca, che la Chiesa oggi proclama, troviamo una scena analoga a quella descritta da Neemia; nella sinagoga di Nazareth, un sabato, mentre si attende la lettura del Testo Sacro, è proprio Gesù ad alzarsi in piedi per proclamare e commentare ai presenti la Parola di Dio; gli fu dato, precisa il testo, il rotolo di Isaia, ed egli lesse: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione, e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore".
Terminato il passo, Gesù riconsegnò il rotolo, e disse a quanti erano in attesa di una sua parola: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi"; affermazione, questa, che destò stupore tra la gente, quella gente di Nazareth che lo aveva visto crescere, che lo conosceva semplicemente come il figlio del falegname; ma Gesù non aggiunse nient'altro, aveva rivelato la sua vera identità: Egli è l'adempimento pieno delle promesse di Dio, Egli è la Parola stessa di Dio, fatta carne per opera dello Spirito, ed è venuto tra gli uomini per salvarli, per rivelare quell'anno di misericordia che dura quanto dura il tempo, un tempo reso pieno della presenza di Dio, con l'incarnazione del Figlio, non un mito ma una persona reale, della cui concretezza storica lo stesso Luca si preoccupa quando scrive: "..ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi, e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teofilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto." Gesù di Nazareth, il figlio del falegname Giuseppe e di Maria, è il Figlio di Dio, quel Figlio che il Padre ha mandato nel mondo perché ogni uomo che crede in lui si salvi, ed è ad ogni uomo che egli, ancora oggi, ripete quelle parole sconcertanti dette nella sinagoga di Nazareth: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi".
Cristo è, dunque, il nostro oggi, l'oggi di Dio entrato definitvamente nella tormentata storia dell'uomo per risanarla dalle ferite del peccato, quelle che vengono dall'egoismo che crea povertà, ingiustizia, discriminazione e oppressione; il peccato, che ha origine dal disamore, che genera violenza, distruzione, disperazione e morte, cose che conosciamo molto bene, e che, sappiamo, inquinano la nostra vita; ma da tutto questo Cristo ci salva, con la potenza della sua redenzione, non solo, ma egli ci associa alla sua missione, facendoci dono di quello stesso Spirito che fu si di lui per "annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore".
E' la nostra missione di battezzati, riuniti in un solo corpo dallo Spirito, come ci ricorda Paolo: "...noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito"; ed è in questo medesimo Spirito che Dio ci arricchisce dei suoi doni, i quali ci abilitano a prolungare nel nostro tempo la missione che fu del Cristo Redentore.
"Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa, in primo luogo, come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue"; son doni grandi, dati gratuitamente perché vengano spesi ed impiegati a vantaggio di tutti, in modo tale che sia realizzato il bene comune, e ovunque risuoni e risplenda il Vangelo di Cristo, la sua luce di Verità, e la potenza del suo amore che salva.
Continua Paolo: "Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti operatori di miracoli? Tutti possiedono doni di far guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?", sicuramente no; ognuno ha dei doni specifici, ma c'è un dono, il più grande di tutti, che è per tutti e al quale tutti dobbiamo aspirare, ed è l'amore, quella carità che è partecipazione dell'amore stesso di Dio, che tutti unisce, quella carità che, necessariamente, si traduce in opere di giustizia e di pace; quella carità che è la testimonianza più chiara ed eloquente della presenza viva di Cristo tra noi, oggi, nel nostro mondo che ha bisogno di salvezza, e nella nostra Storia che, ancora, attende luce e redenzione.

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