sabato 2 gennaio 2010

176 - 2^ DOMENICA DOPO NATALE

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,1-5.9-14)
Forma breve
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Parola del Signore

Commento al vangelo
Amare la vita, far nascere Dio in sé
Dopo il Natale di Ge­sù viene il nostro na­tale: a quanti l’han­no accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio. Sin­tesi estrema del Vangelo: per questo è venuto, è stato cro­cifisso ed è risorto. Ci tro­viamo proiettati nel centro incandescente di tutto ciò che è accaduto e che av­verrà. C’è un potere in noi, non una semplice possibi­­lità, ma di più, una energia, un seme potente: diventare figli di Dio. Il Figlio si fa uo­mo perché l’uomo si faccia Figlio. Come si diventa figli? In tut­te le Sacre Scritture figlio è colui che continua la vita del padre, gli assomiglia, si com­porta come Dio: nell’amore offerto, nel pane donato, nel perdono mai negato. Diventare figli è una con­cretissima strada infinita. U­na piccola parola di cui tra­bocca il Vangelo, ci spiega con semplicità il percorso. La parola è l’avverbio come. Che da solo non vive, che ri­manda oltre, che domanda un altro: Siate perfetti come il Padre, siate misericordio­si come il Padre, amatevi co­me io vi ho amato, in terra come in cielo. Come Cristo, come il Padre, come il cielo. Ed è aperto il più grande o­rizzonte. Non realizzerai mai te stesso se non provi a rea­lizzare Cristo in te. Io non so­no ancora e mai il Cristo, ma io sono questa infinita pos­sibilità (David Maria Turol­do). Più Dio equivale a più io. Più divinità in me signi­fica più umanità. Dio è in­tensificazione dell’umano.
Il Padre genera e comunica vita. Figlio diventi tu quan­do solleciti negli altri le sor­genti della vita; quando ri­desti luce e calore, generi pace e alleanza, ridoni spe­ranza. Dio è amore; come assomigliare all’amore? Nel Vangelo il verbo amare ha sempre a che fare con il ver­bo dare: non c’è amore più grande che dare la vita. Vita contiene tutto ciò che pos­siamo mettere sotto questo nome: gioia, libertà, corag­gio, perdono, generosità, pa­ne, luce, leggerezza, energia. In lui era la vita e la vita era la luce. Cerchi luce? Ama la vita, prenditene cura, con­tiene Dio, da Lui contenuta. Amala, con i suoi turbini e le sue tempeste, ma anche, e sia sempre più spesso, con il suo sole e le sue rose. E poi vai, amorosamente, là dove la vita chiede aiuto, senten­do in te la ferita di ogni feri­ta. Ha fatto risplendere la vita, ma i suoi non l’hanno accol­to. Io non rifiuto Dio, ma neppure lo accolgo. Questo è il dramma. Rimango a mezza strada, perché so che Dio in me brucia, non mi la­scia indenne. Ma se Dio fos­se nato anche mille volte a Betlemme, ma non nasce in te, allora è nato invano
(sant’Ambrogio).

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