venerdì 2 luglio 2010

239 - 14^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C) 4 Luglio 2010

Dal Vangelo secondo Luca - forma breve (Lc 10,1-9):
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi quelli che vi lavorano! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi chi lavori nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
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Commento alle letture
La liturgia eucaristica di questa domenica ci presenta, ancora, un passo del Vangelo che parla della vocazione;Gesù, in cammino verso Gerusalemme, chiama, a condividere la sua predicazione, altri settantadue discepoli, e, recita il testo, "li inviò a due a due avanti a sé in ogni città dove stava per recarsi".Il Maestro aveva già scelto i "dodici" (Lc.9,12) coloro che lo avrebbero seguito più da vicino, che avrebbero mangiato con Lui l'ultima Pasqua, e che, per primi, Lo avrebbero visto risorto; ora, è necessario chiamare, per un più vasto annuncio del vangelo, altri, questi, dei quali Luca indica, soltanto, quel simbolico numero: settantadue.Quanti fossero, esattamente, questi nuovi discepoli, incaricati di preparare i cuori all'accoglienza del messaggio di Cristo, ha poca importanza saperlo, il Vangelo indica quel numero, settantadue, o settanta, come altri codici riportano, numero, che richiama il capitolo 10 del libro della Genesi, nel quale è presentata la tavola delle nazioni, che ricollega tutti i popoli, conosciuti al tempo di Israele, con i figli di Noè; tavola, che può ben essere assunta, come simbolo dell'intera umanità, nella sua ricchezza e varietà, in quell'insieme di differenze e affinità, che son chiamate a connotare una sola famiglia, la famiglia umana che attende un salvatore.Questo nuovo, numeroso, gruppo di discepoli, che precede, nei diversi luoghi, l'arrivo di Gesù e, nel suo nome annuncia la buona novella, dà il senso dell'universalità della salvezza e della nuova missione che Cristo inaugura, e che ritroviamo nelle parole dette, dallo stesso Maestro, agli apostoli, prima della sua ascensione al cielo: "...Cristo doveva patire e il terzo giorno risuscitare dai morti; e, nel suo nome, saranno predicati a tutte le genti, la conversione e il perdono dei peccati; voi sarete testimoni di tutto questo...." (Lc.24,46-48)È questa la missione che il Figlio di Dio affida alla sua Chiesa, rappresentata dai Dodici e da altri numerosi discepoli, quei settantadue, primo drappello, e figura dei tanti che li seguiranno, nel corso dei secoli; uomini e donne, che Dio ha scelto per sé, e ai quali il Figlio ha affidato il compito della evangelizzazione, di quella numerosa messe, per la quale, gli operai son sempre pochi.Domenica scorsa, la liturgia eucaristica si è soffermata, in tutte e tre le letture, sul mistero della vocazione, un mistero umano, ma che ha origine in Dio, perché è Lui che illumina e chiama, ed è il Figlio Gesù che, unito al Padre, ancora, chiama e invia, perché all'uomo giunga la Parola che salva, e nella comunità umana si realizzi quella armonia, che è dono della pace del Risorto.Sempre, la scorsa domenica, abbiamo visto quanto arduo sia questo cammino di sequela, che non si ferma all'esperienza personale dell'incontro con Cristo, ma si fa missione verso gli altri, una missione senza confini di spazio o di tempo.In questa domenica, i testi liturgici, a partire dal Vangelo di Luca, continuano a descrivere la chiamata ad un discepolato, che sia partecipe della missione evangelizzatrice; chiamata che deve alimentarsi, innanzitutto, di preghiera, secondo all'esortazione del Maestro il quale dice: «Pregate, dunque, il padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe...».La vocazione alla evangelizzazione, cresce, perciò, nella preghiera, quel colloquio ininterrotto col Padre, ad imitazione del Figlio, il quale, sovente, si ritirava in solitudine per pregare; è in questo colloquio che ci si educa alla carità, la quale si esprime, poi, in sollecitudine, attenzione e dedizione all'altro, chiunque esso sia.

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