giovedì 6 maggio 2010

222 - 6^ DOMENICA DI PASQUA (ANNO C) - 09 Maggio 2010

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,23-29)
In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
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Commento alle letture
Lo Spirito di Dio è il vero protagonista delle realtà pasquali: egli ha trasformato uomini deboli in annunciatori del vangelo e in testimoni coraggiosi del Signore, egli viene comunicato dal Padre ai credenti, egli guida la Chiesa e sorregge la sua memoria, egli le dona la forza perché cammini nella carità. Così si è sviluppata e continua a svilupparsi la tradizione della fede in Gesù. Attraverso lo Spirito Dio continua a dimorare in mezzo a noi. Lo Spirito, perciò è l’unica cosa da richiedere per testimoniare nel mondo la novità della risurrezione e per edificare nel tempo la Chiesa autentica.
Il vangelo ci affida la promessa dello Spirito: la conseguenza prima di questa presenza è la pace, dono del Risorto, diversa dalla pace di cui parlano i signori della terra. La pace del Risorto è il dono dell’immersione nel mistero pasquale, che rende partecipi della sofferenza, ma anche della gioia della risurrezione. E’ dunque diversa dalla pace che risulta da un precario equilibrio di forze e poteri o anche da una fugace interruzione di un conflitto interiore. E’ la pace fondata su Dio, che porta al di là di ogni turbamento.
La prima lettura ci pone di fronte ad un conflitto vissuto nella Chiesa delle origini, ma anche alla sintesi tra vecchio e nuovo che ne è scaturita. Attraverso questo racconto siamo invitati a non temere i conflitti, ma ad affrontarli lasciandoci guidare dallo Spirito. Dallo Spirito e dalla testimonianza è venuto anche allora l’orientamento per l’unità della chiesa. Attraverso un linguaggio simbolico la seconda lettura ci parla della storia resa trasparente dalla presenza dell’eterno in essa. Ci offre una immagine della città celeste, nella quale può rispecchiarsi la città terrena, comunità peccatrice e in cammino. Al di là della metafora, importante è la promessa: la visione di Dio può trasformare il mondo.

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