In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne. Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:«Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame,perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete.Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti». Parola del Signore
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Commento alle letture
La liturgia eucaristica di questa domenica ci ripropone uno dei brani più celebri del Vangelo, "il discorso delle beatitudini" che rileggiamo, oggi nella versione di Luca, più breve ma più incisiva di quella parallela di Matteo (10,1-4). Gesù, sceso dal monte, sul quale aveva trascorso la notte in preghiera, si ferma in un luogo pianeggiante, con alcuni discepoli che costitusce apostoli; lì, ben presto si radunano altri discepoli in gran numero ed una numerosa folla "di gente da tutta la Giudea - recita il testo - da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne". A questa moltitudine il Maestro parla con un discorso, a prima vista, assurdo. Infatti egli esordisce dichiarando beati i poveri, gli affamati, gli afflitti, i perseguitati; ma questo discorso ha un obiettivo ben preciso, che è quello di delineare i tratti del vero discepolo; infatti le parole di Gesù sono rivolte a quanti, tra quella folla, hanno già compiuto una scelta importante: la sequela di Lui, il Maestro che annuncia la buona novella del Regno di Dio, un regno presente tra gli uomini nella Sua persona che parla. Al di fuori della scelta fondamentale di Cristo è molto difficile, per non dire impossibile, dare un senso a questo discorso che sembra esaltare le situazioni più dolorose della vita; ma con Cristo, "ogni beatitudine" ha la sua ragion d'essere." Beati voi - scrive Luca - voi poveri... voi, che ora avete fame... voi, che ora piangete.. voi, che gli uomini odieranno... metteranno al bando… insulteranno, disprezzeranno a causa del Figlio dell'uomo"; ed è Lui, il Figlio dell'uomo, Gesù, la ragione vera e profonda della beatitudine che resta inalterata anche nelle situazioni estreme; l'apostolo Paolo, più tardi, scrivendo ai cristiani di Roma, dirà: "Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, i pericoli, la spada?... Ma, in tutte queste queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amato" (Rm 8,35-37)Al di fuori della fede in Cristo e dell'esperienza dell'amore di Lui, nessuno può dire d'esser beato nell'indigenza, nel pianto, nell'ingiustizia, nella diffamazione e tanto meno nella persecuzione; ma all'interno di un'esperienza di fede forte e sincera ciò è possibile e la Storia, dagli inizi del cristianesimo fino ai giorni nostri, ne è testimone attraverso la numerosa schiera di uomini e donne che, in tali situazioni, non hanno perduto la serenità, la gioia profonda, e si sono mantenuti fedeli al Cristo, nel quale hanno creduto, hanno sperato e per il quale hanno vissuto e son morti.
Le parole del Cristo, che oggi abbiamo riletto, sono perciò parole che, se da un lato illuminano e confortano, per un altro verso ammoniscono severamente; sono parole forti con le quali il Figlio di Dio affida a noi, suoi discepoli, i poveri del nostro tempo, gli affamati, gli afflitti e i perseguitati, perché risaniamo nel Suo nome ogni dolore, rendendo presente in tal modo il Regno di Dio, al quale oggi, con tutta la Chiesa ripetiamo: "O Dio, che respingi i superbi e doni la tua grazia agli umili, ascolta il grido dei poveri e degli oppressi che si leva a te da ogni parte della terra: spezza il giogo della violenza e dell'egoismo che ci rende estranei gli uni agli altri e fa' che accogliendoci a vicenda come fratelli diventiamo segno dell'umanità rinnovata nel tuo amore."
Le parole del Cristo, che oggi abbiamo riletto, sono perciò parole che, se da un lato illuminano e confortano, per un altro verso ammoniscono severamente; sono parole forti con le quali il Figlio di Dio affida a noi, suoi discepoli, i poveri del nostro tempo, gli affamati, gli afflitti e i perseguitati, perché risaniamo nel Suo nome ogni dolore, rendendo presente in tal modo il Regno di Dio, al quale oggi, con tutta la Chiesa ripetiamo: "O Dio, che respingi i superbi e doni la tua grazia agli umili, ascolta il grido dei poveri e degli oppressi che si leva a te da ogni parte della terra: spezza il giogo della violenza e dell'egoismo che ci rende estranei gli uni agli altri e fa' che accogliendoci a vicenda come fratelli diventiamo segno dell'umanità rinnovata nel tuo amore."
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