giovedì 29 ottobre 2009

146 - COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI - 02 Novembre 2009

Io sono la Risurrezione e la Vita; chi crede in me anche se è morto vivrà. (Gv 1, 25)
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Yo soy la resurrección y la vida. El que cree en mí, aunque muera, vivirá. (Gv. 1,25)
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Non è un giorno di tristezza, nè di lutto. E' un giorno di preghiera per i nostri defunti. I nostri parenti, i nostri amici, tutti i fratelli defunti, attraverso la porta della morte, sono passati alla vita senza fine.
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Preghiamo:
L'eterno riposo dona loro o Signore e splenda ad essi la luce perpetua riposino in pace. Amen
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"Chi crede in me anche se è morto vivrà, e chiunque vive e crede in me non morirà in eterno. Che vuol dire questo? Chi crede in me, anche se è morto come è morto Lazzaro, vivrà, perché egli non è Dio dei morti ma dei viventi. Cosí rispose ai Giudei, riferendosi ai patriarchi morti da tanto tempo, cioè ad Abramo, Isacco e Giacobbe: Io sono il Dio di Abramo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe, non sono Dio dei morti ma dei viventi: essi infatti sono tutti vivi. Credi dunque, e anche se sei morto, vivrai; se non credi, sei morto anche se vivi. Proviamolo. Ad un tale che indugiava a seguirlo Permettimi prima di andare a seppellire mio padre, il Signore rispose: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu vieni e seguimi. Vi era là un morto da seppellire, e vi erano dei morti intenti a seppellirlo: questi era morto nel corpo, quelli nell'anima. Quando è che muore l'anima? Quando manca la fede. Quando è che muore il corpo? Quando viene a mancare l'anima. La fede è l'anima della tua anima. Chi crede in me - egli dice - anche se è morto nel corpo, vivrà nell'anima, finché anche il corpo risorgerà per non più morire. Cioè: chi crede in me, anche se morirà vivrà. E chiunque vive nel corpo e crede in me, anche se temporaneamente muore per la morte del corpo, non morirà in eterno per la vita dello spirito e per l’immortalità della risurrezione. Questo è il senso delle sue parole: E chiunque vive e crede in me non morirà in eterno. Lo credi tu? - domanda Gesù a Marta -; ed essa risponde: Si, Signore, io ho creduto che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, che sei venuto in questo mondo. E credendo questo, ho con ciò creduto che tu sei la risurrezione, che tu sei la vita; ho creduto che chi crede in te, anche se muore, vivrà, e che chi vive e crede in te, non morirà in eterno."
(S. Agostino, Comm. al Vangelo di Giovanni 49, 15)

Preghiera:
“O mio Dio, quanta pena mi fanno gli uomini che non credono nella vita eterna! Quanto prego per loro, affinché li investa il raggio della misericordia e Dio li stringa al [suo] seno paterno!” (Faustina Kowalska, Diario, LEV 1992, p.290)

145 - SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI - 01 Novembre 2009

• È oggi la festa di tutti coloro che sono presso Dio, dopo essere passati, come noi, sulla terra. Il Vangelo con le Beatitudini ci invita a scelte coraggiose, soprattutto a quella di farci piccoli e poveri.
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+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,1-12a)
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:«Beati i poveri in spirito,perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto,perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». Parola del Signore
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Presentazione alle letture
I SANTI non sono eroi alla stregua dei grandi personaggi di Plutarco. Un eroe dà l’illusione di superare l’umanità, mentre il santo non la supera, l’assume. . . Si sforza di avvicinarsi il più possibile al suo modello, Gesù Cristo» (G. Bernanos). Quando Gesù proclamò le Beatitudini non stava parlando a eroi e non voleva creare superuomini, ma parlava a gente semplice e voleva indicare la strada maestra per una vita pienamente vissuta. E questo non vuol dire una vita sempre realizzata secondo i canoni del potere e del benessere, ma un’esistenza che riconosce i propri limiti, che si apre alla misericordia, ricevuta e donata, e che non ricambia i torti con la stessa moneta. Vuol dire passare attraverso la “grande tribolazione”, essere di quelli che «hanno lavato le proprie vesti nelsangue dell’Agnello» (I Lettura) per riconoscersi ed essere realmente figli di Dio (II Lettura). Significa continuamente purificare se stessi e camminare nella fede, che dona pace e consolazione a quanti sperano nel Signore. Questa è la perfezione del vangelo: non di vernice superficiale, ma si tratta di sostanza interiore: è la perfezione dei discepoli, che si sentono incoraggiare dai Maestro: «Beati voi!».

domenica 25 ottobre 2009

144 - DIO CHIAMA ANCHE TE!

Non trascurare il dono che è in te. (1 Tm 4,14)
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No descuides el don espiritual que recibiste. (1 Tm.4,14)

sabato 24 ottobre 2009

143 - 30^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 25 Ottobre 2009

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,46-52)
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada. Parola del Signore
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Preghiera dei fedeli
Come il cieco di Gerico, anche noi gridiamo a Gesù la nostra fede, per ottenere da lui misericordia e perdono. E ci facciamo voce delle tante persone che non sanno o non vogliono più rivolgersi al Signore, chiedendo per loro il dono della fede. Preghiamo insieme e diciamo: Figlio di Davide, abbi pietà di noi.
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1. Per la Chiesa: non impedisca come la folla di Gerico di avvicinarsi a Gesù, ma faccia risuonare davanti a lui le grida dei poveri, degli ammalati, di coloro che sono in difficoltà, preghiamo.
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2. Per gli ammalati: perché non siano costretti a vivere in solitudine e nella tristezza, e trovino in Gesù conforto, luce per dare senso alla propria esistenza e speranza nella risurrezione, preghiamo.
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3. Per tutti i credenti: riscoprano il senso profondo della liberazione e della salvezza donata da Gesù e siano testimoni autentici della fede, preghiamo.
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4. Per la nostra comunità, che ha ricevuto la grazia della fede e cammina seguendo il Signore Gesù: cresca nella capacità di contemplare la bellezza del dono ricevuto e di adorarlo nella vita quotidiana, preghiamo.
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O Padre, aiutaci a ritrovare in Gesù il senso festoso della vita, perché è il pensiero di camminare sulla sua strada l'unica certezza che ci dà gioia profonda e illumina la nostra esistenza. Per Cristo nostro Signore.

142 - SUL MARE LA TUA VIA

Sul mare passava la tua via, i tuoi sentieri sulle grandi acque e le tue orme rimasero invisibili. (Sal 76,20)
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Tu camino cruzaba por el mar, por aguas profundas corrían tus senderos, y nadie supo dar cuenta de tus huellas. (Sal 76,20)

giovedì 22 ottobre 2009

141 - SALMO 94

Invito a lodare e ad ascoltare il Signore

1 Venite, lodiamo il Signore,
gridiamo di gioia al Dio che ci protegge!
2 Andiamogli incontro con gratitudine,
cantiamo a lui canti di festa.
3 Davvero il Signore è un Dio grande,
grande re su tutti gli dèi.

4 Egli domina tutta la terra,
dagli abissi alle vette dei monti.
5 Suo è il mare, è lui che l'ha fatto,
con le sue mani ha plasmato la terra.

6 Venite, in ginocchio adoriamo,
inchiniamoci al Dio che ci ha creati.
7 Lui è il nostro Dio e il nostro pastore,
noi siamo il suo popolo,
il gregge che la sua mano conduce.

Ascoltate oggi questa sua parola:
8- 9 "Non indurite i vostri cuori
come i vostri padri nel deserto,
in quel giorno di tentazione e di discordia;
mi misero alla prova e vollero tentarmi,
eppure sapevano quel che avevo fatto per
loro.
10 Per quarant'anni mi hanno disgustato
e ho detto: Gente corrotta,
che rifiuta di seguire la mia strada!
11 Allora, sdegnato, feci questo giuramento:
Non entrerete nella terra
dove volevo darvi riposo".

MODELLO LETTERARIO

Un invito e una meditazione collettiva. Il salmista considera la grandezza di Dio (re di tutti gli dei; dominatore e creatore di tutto). Poi medita la posizione del popolo di Dio (creato e guidato, v 6-7). Poi cita un oracolo di Dio che esorta a non ripetere le deludenti esperienze del passato, per non cadere nella punizione.

LA SITUAZIONE ORIGINARIA

Forse in una liturgia del Tempio. Un sacerdote o un maestro di sapienza invita il popolo a riflettere sulla sua condizione di fronte a Dio: il grande creatore e signore di tutto, quello è il Dio che ci ha creati e salvati, è il nostro pastore. Ora ascoltiamolo: egli ci dice di riflettere sulle vicende dei nostri padri e di non ripeterle!

ANALOGIA

Anche noi dobbiamo meditare sul mondo e sul passato. Ma non sempre lo facciamo. Occorre che qualcuno si svegli, ci spinga e ci guidi. Abbiamo il coraggio di meditare sul mondo e di valutare sinceramente la storia che ci precede? Se meditiamo, capiamo. E se facciamo silenzio attorno a noi, possiamo avvertire la voce stessa del Signore: egli ci ricorda gli esempi che non dobbiamo seguire.

ALTRE TRADUZIONI SONO UN PO’ DIVERSE

1: il Dio che ci protegge / la roccia della nostra salvezza
7: il nostro pastore, noi siamo il suo popolo / e noi il popolo del suo pascolo
8-9 giorno di tentazione e di discordia / a Meriba … nel giorno di massa … dove mi tentarono
10: gente corrotta / popolo dal cuore traviato
10: rifiuta di seguire la mia strada / non conoscono le mie vie
11: nella terra dove volevo darvi il mio riposo / nel luogo del mio riposo

NOTA BENE
3: Grande re su tutti gli dei. Gli antichi ebrei hanno capito che il Dio di Abramo è sopra a tutte le divinità; poi capirono che altri dèi neppure esistono.
8-9: nel deserto. Durante il lungo ritorno dalla schiavitù in Egitto.
8-9: tentazione e discordia. E’ il probabile significato dei nomi dei luoghi (cf Esodo 17-7 e par.)
10: quarant’anni. Il tempo della punizione dopo la schiavitù (cf Numeri 14,33-34).

martedì 20 ottobre 2009

140 - DIFENDI LA VITA. SEMPRE!




lunedì 19 ottobre 2009

139 - SALMO 25

Preghiera dell'innocente
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1 Rendimi giustizia, Signore!
Ho vissuto una vita onesta,
ho avuto in te piena fiducia.
2 Mettimi alla prova, giudicami, Signore;
esamina la mia mente e il mio cuore.

3 Non ho dimenticato il suo amore,
ho vissuto seguendo la tua verità.
4 Non frequento gli impostori;
evito di andare con gli ipocriti.
5 Disprezzo la compagnia dei malfattori,
non sono amico dei malvagi.

6 In segno d'innocenza, lavo le mie mani.
Intorno al tuo altare cammino, Signore,
7 cantando la mia riconoscenza,
raccontando le tue grandi opere.
8 Amo il tempio in cui abiti, Signore,
il luogo dove tu sei presente.

9 Non farmi morire come i peccatori,
non trattarmi come gli assassini,
10 gente che vive di soprusi
e ha le mani colme di guadagni.

11 Io ho vissuto una vita onesta:
salvami, abbi pietà di me!
12 I miei piedi stanno in luogo sicuro,
nell'assemblea benedirà il Signore!

IL MODELLO LETTERARIO
- la «supplica di un innocente» (cf salmi 5 e altri).
- il modello-tema ‘chi cerca il Signore’ è comune a molti salmi (ad es. 29).
- il proposito del levita-sacerdote-salmista di lavarsi-purificarsi prima di accostarsi al culto è riflesso anche in certe liturgie eucarìstiche cristiane, prima dell’Offertorio.

LA SITUAZIONE ORIGINARIA
Tre situazioni sono probabili o almeno possibili:
- una disgrazia del popolo d’Israele che minaccia di travolgere tutti, sia giusti che peccatori;
- il salmista sarebbe un levita accusato di corruzione e guadagni disonesti;
- prima di entrare nel Tempio, uno vuole purificarsi (sia materialmente, sia moralmente).

ANALOGIA
Questo salmista vuol «vivere nella casa del Signore» e parla a lui con confidenza. Il vangelo ci dice che Gesù bruciava di “zelo” cioè di amore per la casa del Padre, e nel momento della paura lo ha invocato. Anch’io faccio così? Mi rivolgo al Signore con fiducia? Credo davvero che Egli mi aiuterà e mi darà una vita nuova? Allora, come il salmista, anch’io potrei promettere: Renderò nota la mia riconoscenza; nell’assemblea liturgica indirizzerò canti di benedizione al Signore.

ALTRE TRADUZIONI SONO UN PO’ DIVERSE

v 1 . . . ho avuto in te piena fiducia /
confido nel Signore, non potrò vacillare.
v 2 . . . esamina la mia mente e il mio cuore / raffinami al fuoco il cuore e la mente.
v 3 . . . ho vissuto seguendo la tua verità / nella tua verità dirigo i miei passi.
v 4 .. . gli impostori . . . ipocriti . . . gli uomini mendaci . . . simulatori
v 5 . . . la compagnia dei malfattori . . . non sono amico dei malvagi /
.. . l’alleanza dei malvagi . . . non mi associo con gli empi.
v 7 cantando la mia riconoscenza, raccontando le tue grandi opere /
per far risuonare voci di lode e per narrare tutte le tue meraviglie.
v 8 Amo 11 tempio in cui abiti Signore, 11 luogo dove tu sei presente /
Signore, amo la casa dove dimori e il luogo dove abita la tua gloria.
v 9 . . . non trattarmi come gli assassini /
... con gli uomini di sangue non perder la mia vita
v 10 ... ha le mani colme di guadagni / ... la loro destra è piena di regali
v 11 lo ho vissuto una vita onesta: salvami abbi pietà di me! /
Integro è invece il mio cammino; riscattami e abbi misericordia.

NOTA BENE
v 8: per il tema della visita al Tempio e incontro con il Signore della gloria cf ad es. salmo 23;
“in altri salmi si trova anche il tema ‘manifestazione del Signore della gloria’

138 - TI BENEDICO O PADRE

Gesù disse: " Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perchè hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Si, o Padre, perchè così è piaciuto a te". (Mt 11, 25-26)
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At that time Jesus said in reply, "I give praise to you, Father, Lord of heaven and earth, for although you have hidden these things from the wise and the learned you have revealed them to the childlike. Yes, Father, such has been your gracious will. (Mt, 25-26)
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Jesús exclamó: Yo te alabo, Padre, Señor del Cielo y de la tierra, porque has mantenido ocultas estas cosas a los sabios y entendidos y las has revelado a la gente sencilla. Sí, Padre, pues así fue de tu agrado. (Mt. 11,25-26)

venerdì 16 ottobre 2009

137 - 29^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 18 Ottobre 2009

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,35-45)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Parola del Signore.
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Commento alle letture
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ISAIA 53,10 -11
Isaia è considerato il profeta della fede cristiana, perché dai suoi oracoli si richiede una assoluta fede e abbandono in Dio. Al capitolo 53 c’è la profezia sulla Passione di Cristo. Isaia si domanda chi credeva alle sue parole visto che il popolo di Israele aveva tutte altre aspettative messianiche. Dai versetti 10-11 Isaia fa una riflessione sulla sofferenza di Cristo, sul Signore che dipinge il Cristo sofferente, che è piaciuto di prostrarlo con dolori perché offrendo la Sua vita in espiazione, avrà una discendenza, moltiplicherà i suoi giorni. Ed è questo che vuole il Signore. Con la sofferenza l’anima sarà purificata ed Egli avrà in eredità una moltitudine di genti infinite, una moltitudine di popoli.
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EBREI 4,14-16
Dalla Passione di Cristo passiamo alla Compassione di Cristo. Il centro dell’argomento è Cristo che viene considerato un sommo sacerdote che sa comprendere le debolezze umane. In questo caso è considerato il sacerdote come mediatore tra Dio, Suo Padre, e l’umanità, visto che Egli ha provato le debolezze umane. Quindi avendo fiducia in Cristo bisogna accostarsi al trono della grazia per ricevere misericordia perché il trono è nella casa del Signore, dove Dio è il massimo esponente e la casa siamo noi, il suo popolo.
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MARCO 10,35-45
Nel vangelo di Marco i figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni sapendo che Gesù va a Gerusalemme chiedono a Lui di stare al Suo fianco dopo essere stato incoronato re. Ma Lui non va per questo bensì per essere condannato a morte. I due fratelli vengono considerati lontani dal pensiero del Maestro. Anche gli alti discepoli sentendo la loro richiesta rimasero indignati con Giacomo e Giovanni. Così Gesù spiegò loro, chi è governante domina gli altri, ma così non dovrà essere fra loro. Chi vuole essere grande sarà un servitore e chi vuole essere il primo sarà schiavo di tutti. Anche Gesù non è venuto per essere servito ma per dare la Sua vita agli altri.
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Per riflettere
1- Riconosciamo in Gesù il nostro Sommo Sacerdote?
2- Gesù Cristo è il Re della nostra vita?
3- Quando mi rivolgo a Dio, quale immagine ho di Lui?

giovedì 15 ottobre 2009

136 - VERITA' E LIBERTA'

La verità vi farà liberi. (Gv 8,32)
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La verdad los harà libres. (Jn.8,32)

domenica 11 ottobre 2009

135 - 12 OTTOBRE 1997 - BEATIFICAZIONE DI PADRE GIOVANNI BATTISTA PIAMARTA

Il Centro di formazione professionale Padre Piamarta di Milano ricorda con gioia il dodicesimo anniversario della beatificazione di padre Giovanni Battista Piamarta.
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Papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato Beato il 12 ottobre 1997. Questo il suo discorso: "Padre Piamarta, seguendo l’esempio di Cristo, seppe portare tanti fanciulli e giovani ad incontrare lo sguardo amoroso ed esigente del Signore. Quanti, grazie alla sua opera pastorale, poterono avviarsi con gioia nella vita, avendo appreso un mestiere e soprattutto avendo potuto incontrare Gesù ed il suo messaggio di salvezza! L’opera apostolica del novello Beato è poliedrica ed abbraccia molti campi del vivere sociale: dal mondo del lavoro a quello agricolo, dall’educazione scolastica al settore dell’editoria. Egli ha lasciato una grande impronta di sé nella Diocesi di Brescia e nell’intera Chiesa. Dove questo straordinario uomo di Dio attingeva l’energia sufficiente per la sua molteplice attività? La risposta è chiara: la preghiera assidua e fervorosa era la sorgente dell’ardore apostolico instancabile e dell’attrattiva benefica che esercitava su tutti coloro che avvicinava".

sabato 10 ottobre 2009

134 - 28^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 11 Ottobre 2009

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10, 17-27)
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». Parola del Signore
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La Parola pregata.
Dal Vangelo al dialogo con Dio.

C’è dell’entusiasmo in quell’uomo
che ti corre incontro, Gesù,
e si getta in ginocchio davanti a te.
E la domanda che ti pone
è del tutto consolante:
ecco uno che non si accontenta
di beni effimeri, ma cerca
quel che conta veramente:
la vita eterna.
Anche tu provi tenerezza per lui
perché le sue parole sono sincere
quando afferma di aver osservato i comandamenti
fin dalla giovinezza.

E allora perché il finale è così diverso
da quello che ci attendevamo?
Perché alle tue parole
si fa scuro in volto
e se ne va via rattristato?
La causa è presto trovata:
possedeva molti beni…
Ecco perché tu ci metti in guardia
dal pericolo costituito dalle ricchezze.

Non riempiono solo le nostre case,
le nostre valigie così ingombranti,
le nostre cassette di sicurezza,
occupano il nostro cuore
e non lasciano posto a te,
ad un amore per te così forte,
così profondo e così totale
da essere pronti ad abbandonare tutto
pur di mettersi al tuo seguito.

Questo è certo: tu non ti accontenti affatto
degli scampoli della nostra esistenza.
(Roberto Laurita)

martedì 6 ottobre 2009

133 - SIGNORE MIA FORTEZZA

Benedetto il Signore, mia roccia, mio alleato e mia fortezza, mio rifugio e mio liberatore, mio scudo in cui confido. (Sal 144,1-2)
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Bendito sea el Señor, Roca mía. El es mi refugio y mi baluarte, mi fortaleza y mi libertador, mi escudo en que me amparo. (Sal 144,1-2)

domenica 4 ottobre 2009

132 - LA VIGNA

Andate anche voi nella vigna, quello che è giusto ve lo darò. Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Oppure sei invidioso perchè io sono buono? (Mt 20,4. 13-15)
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«Vayan ustedes también a mi viña y les pagaré lo que sea justo.»
«Amigo, yo no he sido injusto contigo. ¿No acordamos en un denario al día? Toma lo que te corresponde y márchate. ¿O será porque soy generoso y tú envidioso?»

131 - SAN FRANCESCO D'ASSISI - PATRONO D'ITALIA - 4 Ottobre

Laudato sii mio Signore per sora acqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. (S.Francesco)
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Il Cantico delle Creature
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Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.

Ad Te solo, Altissimo, se konfanno,
et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato si', mi' Signore cum tucte le Tue creature, spetialmente messer lo frate Sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de Te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l'hai formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, alle Tue creature dài sustentamento.

Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si', mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba.

Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore et sostengono infirmitate et tribulatione.

Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, saranno incoronati.
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Laudato si' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullo homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda nol farà male.
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Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviatelo cum grande humilitate.

sabato 3 ottobre 2009

130 - 27^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 4 Ottobre 2009

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,2-16)
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.
Parola del Signore.
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Commento
Uno più uno in matematica è uguale a due, ma la vita sa offrire soluzioni matematiche che di matematico non hanno nulla se non il concetto numerico. In un rapporto sponsale cristiano vissuto in due uno più uno è uguale a uno, a due ed anche a tre...dipende solo se lui e lei vogliono essere un noi compenetrato uno nell'altro, un noi lui più lei singoli oppure un io più lei e l'altro quando l'altro è il Colui che dà sostanza alla Vita, all'Unione, all'Amore.Nei testi dei Vangeli apocrifi viene riportato che un tale chiese a Gesù: “Maestro, quando verrà il Regno di Dio?” E Gesù rispose: “Quando due saranno uno.” E la Bibbia, con il libro della Genesi, si apre proprio con questa formula semplice, unica, rivoluzionaria per il pensiero di allora e forse, a guardare bene, anche quello di oggi. Il primo concetto biblico è che tutta la creazione nasce, si sviluppa, si riproduce in comunione...”non è bene che l'uomo sia solo”. Tutta la sua vita è una rincorsa continua a “cercare” qualcuno e/o qualcosa con cui stare insieme. E qui c'è anche una scelta, un progetto, una missione: la Famiglia. “E i due si uniranno e diverranno una carne sola...” dando l'avvio così al progetto di Dio di dare origine alla famiglia umana, che unisce l'uomo e la donna in una missione comune.Di fronte a questo impegnativo affresco si presenta purtroppo la drammaticità della società di oggi ove sempre più spesso si uniscono non due persone, ma due “solitudini” che si incrociano, che di per sé, semplicemente assommate, non fanno una unità...anzi rischiano di entrate sempre più presto in rotta di collisione e di produrre una solitudine ancora più triste ed amara.Dio, l'Amore unico e trino di Dio diventa a questo punto il salvagente, diventa lo strumento, il pass par tout a cui affidarsi per evitare che l'amore con la A maiuscola, che dovrebbe unire indissolubilmente l'uomo alla donna, ceda al piacere endonistico, alla passione smodata, all'istinto istintuale, alla “voluptas”, alla libido... in cui il sesso si tramuti in un mito, in una religione invertita, una mistica, una tecnica, un fuoco d'artificio erotico intenso ma breve. E qui sta l'altro dramma sociale familiare in una situazione di precarietà relazionale come quello di oggi: la Famiglia diventa, ed è, “un marsupiale nella cui sacca si vanno a collocare tutte le problematiche, le fragilità e le difficoltà che la investono ogni giorno, non ultima la morte, dove padri, madri, figli, sposi e spose non riescono più a toccare il fondo della propria anima” con il forte rischio di ridurre la famiglia a una specie di equazione tra il costo della vita, il numero di figli, la possibilità di divertimento, l'indipendenza reciproca...! E nasce così un relativismo liberale per cui ogni agire e ogni relazione non è più funzionale al “noi” ma alla soddisfazione, più o meno inconscia, dell'io, dell'ego. Sposo e sposa prima coesistono faticosamente, poi si separano; genitori e figli si distinguono e si oppongono, e matrimonio e famiglia restano immiseriti, dissociati, in una subdola anarchica spregiudicatezza che li dissolve all'interno, nel nome di una “libertà” personale e di uno spazio vitale da difendere nel rapporto a due, sia questo matrimoniale che di convivenza.Cristo, nel riconciliare e riunire l'Uomo a Dio nel sacrificio supremo della sua Vita quale gesto sublime d'Amore, a ricondotto la Famiglia alla sua dignità originaria voluta da Dio nell'ordine della creazione, elevando l'amore matrimoniale alla dignità di Sacramento. Marco nel suo vangelo evidenzia come Cristo supera l'intricata controversia rabbinica divorzista con una affermazione radicale di validità, di perennità e di indissolubilità matrimoniale. Il matrimonio non è il carcere dell'amore, non è uno stare insieme “a tempo”, ma bensì è l'“habitat”, ove amore, affettività, sessualità trovano la loro massima espressione vitale umana e divina.E allora quando si conclude un rito matrimoniale sacramentale, al momento del congedo, andrebbe detto agli sposi: Andate in pace, ma non mettetevi il cuore in pace. Andate e fate vedere a tutti quanto è bello l'Amore vissuto in due nel nome di Cristo; un amore umile, che non si stanca di ricominciare ogni mattina, capace di fiducia, di sacrificio: insomma un Amore, il proprio Amore che sa ridirsi ogni giorno, fino all'ultimo giorno: TI AMO, non perché ho bisogno di te, ma perché ho bisogno di te perché TI AMO”.
Domande:
- Quanto la mia vita sponsale è una equazione materialistica?
- Ogni mattina, quando mi sveglio, e ogni sera, quando mi addormento, posso guardare la persona che ho accanto e dirle: Ti Amo!?
- La nostra vita coniugale di sposi e genitori è testimonianza dell'Amore unico e trino di Dio?

giovedì 1 ottobre 2009

129 - PASTORE E CUSTODE

Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime. (1 Pt 2,25)
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Pues eran ovejas descarriadas, pero han vuelto al pastor y guardián de sus almas. (1Pt.2,25)

128 - SALMO 63

Guida: O Dio tu sei il mio Dio,
dall'aurora io ti cerco,
ha sete di te l'anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz'acqua.


T. Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poichè il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.

Guida: Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca
Quando penso a te
che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all'ombra delle tue ali.
A te si stringe l'anima mia:
la tua destra mi sostiene.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo,

T. come era nel principio
ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen
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Riflessione

Il salmo 63 è un salmo di supplica e di abbandono fiducioso in Dio. La chiesa lo prega nelle solennità e nelle feste, spesso di domenica. La bibbia racconta che il re Davide, ad un certo punto della sua vita, è costretto a fuggire nel deserto. E’ proprio nel deserto, dove la persona si ritrova sola con se stessa, Davide riesce ad esprimere quello che gli sta più a cuore, ciò di cui ha più bisogno per vivere. Lo fa con le parole di questo salmo. La preghiera di supplica è molto presente nei salmi. E’ la preghiera che nasce spontanea quando la persona si trova nel bisogno e per questo si rivolge a Dio. Ma il salmo 63 dice qualcosa in più: mostra il legame profondissimo con Dio che si forma attraverso la preghiera. Davide ha affrontato e superato con Dio le difficoltà e le prove della sua vita. Egli sa che ciò di cui ha più bisogno per vivere è proprio Dio stesso, la sua amicizia, la sua Parola che illumina il cammino da compiere.

In un momento di silenzio, provo a dire a Dio ciò che mi sta più a cuore, ciò di cui ho più bisogno per vivere.